La Valcuvia, una zona boscosa del nord Italia, è stata teatro di numerosi episodi legati alla tossicodipendenza, allo spaccio e ai debiti di droga. Nel 2015, alcuni pusher albanesi hanno sfruttato i boschi per vendere droga, ma il fenomeno è stato presto sostituito da quello dei magrebini. Oggi, sei persone, tra cui albanesi, sono imputate in un processo che si sta svolgendo a Varese.

Uno degli episodi del 2015 è stato raccontato in tribunale da una persona che aveva subito pressioni da un giovane italiano che gli aveva venduto un chilo di marijuana per 4mila euro. Il giovane aveva minacciato di uccidere la vittima se non avesse pagato il debito. Il giorno dell’aggressione, il gruppo di aggressori si presentò a casa della vittima, un uomo di cinquantasei anni, che fu picchiato e costretto a fuggire. Gli aggressori distrussero la sua casa.

Il cinquantaseienne, che era un assuntore di droga da quando era giovane, ha testimoniato in aula. Ha spiegato come riusciva a procurarsi grandi quantità di droga nonostante il suo lavoro di artista non gli garantisse grandi guadagni. Ha anche detto che avrebbe potuto evitare l’aggressione vendendo degli oggetti antichi appartenenti ai suoi genitori per un valore di almeno 20mila euro. La sua testimonianza è stata interrotta perché potrebbe essere coinvolto in un reato di spaccio.

Questa triste storia dimostra ancora una volta i pericoli della tossicodipendenza e dello spaccio di droga. La Valcuvia, come molte altre zone, è stata devastata dalla droga e dalle attività criminali ad essa associate. Speriamo che questo processo possa contribuire a porre fine a questa piaga e a proteggere le persone vulnerabili dalla dipendenza dalla droga.

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