L’omicidio di Pietro Sanua, quarantaseienne assassinato con un colpo di fucile il 4 febbraio 1995, potrebbe finalmente trovare una soluzione. Dopo dieci mesi dalla diffusione dell’identikit di un ragazzo visto vicino al luogo dell’agguato, gli inquirenti hanno deciso di effettuare una perquisizione in Calabria, alla ricerca di vecchie foto e riscontri alle ipotesi investigative. In particolare, il nome di una ‘ndrina della Piana di Gioia Tauro potrebbe cambiare completamente gli scenari dell’inchiesta.
La perquisizione è stata effettuata nell’abitazione di Vincenzo Ferraro, fratello di Giuseppe, ritenuto il boss dell’omonimo clan di Oppido Mamertina, storico alleato dei Raccosta e altrettanto conclamato nemico delle famiglie Mazzagatti, Polimeni e Bonarrigo. Pietro Sanua, da presidente provinciale degli ambulanti associati a Confesercenti, aveva denunciato sorteggi pilotati per l’assegnazione degli spazi pubblici ai venditori, soprattutto nella zona dei cimiteri, traffici di droga tra i grossisti dell’Ortomercato e aveva avuto un diverbio con Gaetano Suraci, fruttivendolo coinvolto nel 1976 nel sequestro dell’industriale Carlo Alberghini e considerato vicino sia ai Barbaro-Papalia sia ai Ferraro.
Il figlio Lorenzo, che con l’avvocato Nicola Brigida non ha mai perso la speranza di poter dare un nome a mandanti ed esecutori materiali, ha più volte ricordato che suo padre “dava fastidio”. L’identikit diffuso dagli inquirenti potrebbe essere la chiave per risolvere il caso, insieme alla pista degli ambienti malavitosi della Calabria.
Inoltre, è stata sollevata la questione sulla macchina usata dai killer dopo aver bruciato la Fiat di Pietro Sanua. Probabilmente era una Lancia, ma non una Thema, bensì un altro modello lanciato in quegli anni: una Dedra, molto simile come linea all’altra berlina della stessa casa automobilistica.
L’indagine sull’omicidio di Pietro Sanua sembra quindi avvicinarsi a una svolta, dopo più di 28 anni dalla sua morte. La speranza è che gli inquirenti possano finalmente dare un nome ai presunti colpevoli e far giustizia per la vittima della mafia.