La Lecco-Ballabio è stata interessata da una colata di fango e detriti che ha causato l’interruzione della circolazione per circa dodici ore. La professoressa Monica Papini, docente di Geologia applicata al Politecnico di Milano, spiega che il fenomeno è stato causato dalle piogge che hanno saturato il terreno della zona di cantiere. La frana di dicembre, invece, è stata causata dal distacco per fratturazione di grossi blocchi di roccia, dovuto all’azione del gelo e del disgelo.

La professoressa non crede che ci sia motivo di preoccuparsi per quanto accaduto venerdì, perché è avvenuto in un punto dove c’è stato un cambiamento di pendenza e dove c’è stato del movimento terra nell’ambito dei lavori per la nuova barriera paramassi. In ogni caso, è importante continuare l’attività di controllo del territorio per monitorare eventuali movimenti sui versanti.

Il territorio di Lecco è chiamato a fare i conti con l’incremento del dissesto idogeologico dovuto al cambiamento climatico. È importante distinguere fra frane da crollo e frane in terra, perché le prime sono meno prevedibili e dipendono dai cicli di gelo e disgelo, mentre le seconde sono causate dall’incapacità di drenare delle acque e dalle piogge molto intense.

È fondamentale un’attività di controllo, prevenzione e manutenzione di tutte le opere di sistemazione già effettuate. Serve una politica che vada in questo senso e anche un’opportuna formazione per gli esperti del settore, perché gli studenti dimostrano una sensibilità meno sentita rispetto ad altre tematiche e il numero di iscrizioni al corso di studi di Ingegneria civile per la mitigazione del rischio a Lecco è limitato. Tuttavia, il territorio avrebbe bisogno di esperti formati su questi temi.

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