Il Primo maggio del 1923 non fu solo un giorno di celebrazione per i lavoratori, ma anche una giornata di violenza fascista nel Bresciano. Gruppi di miliziani nazionali, affiliati alle camicie nere, si aggiravano per la città e i paesi circostanti, controllando che non ci fossero manifestazioni o incontri socialisti.
In diverse osterie della zona, giovani lavoratori furono picchiati brutalmente: Angelo Paderno, marmista di 25 anni, Enzo Dilda, operaio di 23 anni, e Giacomo Miodoro, collega di 20 anni, furono tutti bastonati e ricoverati in ospedale con una prognosi di dieci giorni. Anche il carrettiere Fausto Nestori subì lo stesso trattamento in via Corsica.
La violenza fascista non risparmiò nessuno in quel Primo maggio del 1923. Tuttavia, nonostante gli attacchi, i socialisti continuarono a celebrare la festa dei lavoratori anche con gite e momenti conviviali. Una dimostrazione di forza e di resistenza contro l’oppressione fascista.
Questa pagina di storia ci ricorda l’importanza di difendere la libertà e i diritti dei lavoratori, che sono stati conquistati grazie alla lotta di generazioni passate. Non dobbiamo mai dimenticare il coraggio di coloro che hanno combattuto per il nostro benessere e la nostra dignità, e dobbiamo continuare a lottare per un futuro più giusto e solidale.