Enea Centemeri, un nome che ricorda un eroe virgiliano, ma anche un uomo che ha vissuto un’esperienza terribile durante la Seconda Guerra Mondiale. È morto all’età di 95 anni, ma la sua storia rimarrà per sempre nella memoria di chi l’ha conosciuto. Da ragazzo, Enea faceva un giro in bicicletta quando fu arrestato e deportato in Germania, dove fu costretto ai lavori forzati. Ha vissuto in prima persona l’orrore dei campi di concentramento, ma non ha mai parlato molto della sua esperienza. Solo negli ultimi anni ha iniziato a raccontare qualche dettaglio, come la notte fredda in cui fu appeso a un gancio e tenuto lì fino all’alba. Quando tornò a Mauthausen, da persona libera, si ricordava ogni dettaglio della sua prigionia, ma non chiese niente, neanche una foto. Prese solo un sasso da terra e se lo mise in tasca.

Nonostante tutto, Enea è riuscito a lasciarsi alle spalle quelle esperienze e a costruire una vita di lavoro come operaio e poi come vicedirettore import/export in un’azienda che trattava alluminio. Era una persona molto amata, che andava d’accordo con chiunque. Ai Ronchi, dove viveva, lo salutavano tutti, dai giovani agli anziani. Era un bonaccione, ma la vita non gli ha risparmiato altre sofferenze, come la morte del figlio Moreno.

Ora Enea se n’è andato, ma il suo ricordo rimarrà per sempre vivo nella memoria di chi l’ha conosciuto. È stato un uomo forte e coraggioso, che ha vissuto in un mondo troppo più grande di lui. La sua vita è stata un esempio per tutti noi, un monito contro la guerra e la violenza. Il suo funerale si svolgerà nella chiesa dei Ronchi, alle 14.30 del 4 maggio, e sarà l’occasione per salutare un grande uomo e per ricordare la sua storia.

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