Il 17 giugno del 1975, il Corriere della Sera pubblicava sulla prima pagina l’articolo di Giulio Nascimbeni che commentava l’omicidio di Luisa Fantasia, commesso da un gruppo di balordi di Saronno appartenenti alla ‘ndrina dei Di Giovine-Serraino. L’articolo di Nascimbeni metteva in luce il sottomondo criminale che si celava dietro la tranquilla stazione ferroviaria di Saronno, dove si svolgevano traffici illeciti e si giocava d’azzardo con ingaggi milionari.

Dario Fertilio, inviato del Corriere d’Informazione, scriveva che il delitto di Baggio e la pista che portava a Saronno avevano messo in luce un problema sociale che era stato a lungo ignorato. Saronno, una città industriale di 40.000 abitanti, priva di disoccupazione e a maggioranza democristiana, aveva iniziato a esportare violenza nella vicina metropoli milanese. Il sindaco Augusto Rezzonico parlava di un problema di immigrazione, di una città che aveva accolto immigrati ad alto livello ma che aveva costretto gli immigrati di massa a vivere nei dintorni, in case malsane. Questi ultimi finivano inevitabilmente in piazza Cadorna, dove diventavano la manovalanza del crimine.

La situazione era disperata, i valori stavano crollando e i giovani preferivano il gioco d’azzardo al lavoro in fabbrica. La repressione non era sufficiente, era necessaria una politica sociale che affrontasse le cause profonde del problema. Queste parole risuonano ancora oggi, a distanza di oltre quarant’anni, quando la criminalità organizzata sembra essere ancora presente nelle nostre città. Forse è il momento di imparare dalla storia e di affrontare i problemi con coraggio e determinazione, per costruire un futuro migliore per tutti.

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