Le aggressioni a bordo dei treni: un problema sempre più diffuso
Le aggressioni ai macchinisti e ai capotreno dei treni sono un problema sempre più diffuso, che mette a rischio la loro incolumità e quella dei passeggeri. La situazione è così preoccupante che alcuni operatori hanno già scioperato per richiamare l’attenzione delle autorità e ottenere risposte alle loro legittime preoccupazioni.
L’ultima aggressione documentata ufficialmente risale allo scorso 15 febbraio, quando una capotreno è stata aggredita nella stazione di Pioltello da un passeggero senza biglietto sorpreso a fumare. Per capire meglio quale sia la situazione, abbiamo intervistato Alessio, un capotreno bergamasco di Trenord che spesso lavora sulle tratte che coinvolgono la nostra provincia.
«Io sono quella persona che si muove lungo il convoglio durante il viaggio ed è responsabile della sicurezza delle persone e del mezzo in sé. L’attività con la quale siamo più identificati è il controllo dei biglietti, ma in realtà tutto quello che succede sul treno è di mia responsabilità, quindi anche eventuali ritardi e problematiche, dalle più gravi alle più semplici. A volte capita che qualcuno stia male, venga rapinato o minacciato. Siamo presenti sui convogli a turni, dalle quattro di mattina all’una di notte circa».
Alessio non si sente sicuro al lavoro, soprattutto perché sui convogli ci sono solo lui e il macchinista, e quest’ultimo si trova sempre in cabina di guida. In altri tipi di treno, come i Frecciarossa, possono esserci un macchinista e due capitreno a tratta, il che rende la questione sicurezza meno grave rispetto ai mezzi Trenord.
In ogni caso, la situazione è preoccupante e richiede l’attenzione delle autorità competenti. Le aggressioni ai macchinisti e ai capotreno dei treni non solo mettono a rischio la loro incolumità, ma anche quella dei passeggeri. È necessario adottare misure efficaci per garantire la sicurezza sui convogli e prevenire le aggressioni, altrimenti la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente.