Il Mottarone è una montagna che da sempre attira turisti e appassionati di escursionismo. Tuttavia, dal maggio del 2021, questo luogo è diventato tristemente noto per la tragedia che ha visto coinvolta la cabina numero 3 della funivia, la quale ha terminato il suo tragico volo proprio in questo bosco. Oggi, davanti alla piccola stele di pietra posta in memoria delle vittime, non si svolgerà alcuna cerimonia. L’unica celebrazione avrà luogo alla chiesa della Madonna della neve, in vetta alla montagna. Chi vorrà potrà fermarsi al memoriale per un pensiero o una preghiera.

La pietra incisa con i nomi delle vittime ricorda ogni volta la dimensione del dramma che si è consumato tra quelle montagne. Tra le vittime, i nomi più noti sono quelli della famiglia israeliana Biran, che aveva organizzato la gita sul Lago Maggiore per far vedere un bel posto ai nonni arrivati in visita da Israele. Tuttavia, la nebbia del tempo ha forse offuscato il ricordo delle storie delle altre vittime.

Sulla cabina si trovava anche Serena Cosentino, una ventisettenne calabrese che si era trasferita a Verbania per lavorare ad un progetto sulla presenza di microplastiche nel Lago Maggiore. Il suo fidanzato, Mohammed Reza Shahisavandi, iraniano di origine, aveva deciso di festeggiare con lei la guarigione dal Covid e l’allentamento delle misure restrittive con una gita in montagna. Tuttavia, i loro sogni si sono infranti nel bosco del Mottarone.

Anche Alessandro Merlo e Silvia Malnati, una coppia di Varese fidanzata da quasi dieci anni, avevano scelto di trascorrere una giornata in montagna per festeggiare. Lui lavorava in una azienda medicale in Svizzera, mentre lei aveva lasciato il lavoro da commessa per dedicarsi agli studi.

Vittorio Zorloni ed Elisabetta Persanini, originari della provincia di Varese, stavano per celebrare le nozze il 24 giugno. La loro storia d’amore era nata dopo la fine di un precedente matrimonio, e aveva portato alla nascita di Mattia, il loro bambino. Tuttavia, papà e mamma sono morti tra le lamiere della cabina, mentre il bambino era ancora vivo quando sono arrivati i soccorritori.

Infine, sulla lapide voluta dal comune di Stresa, sono incisi i nomi di Roberta Pistolato e suo marito, Angelo Vito Gasparro. I due avevano deciso di festeggiare il compleanno di Roberta sul Mottarone, un luogo che amavano particolarmente. Entrambi erano originari di Bari, ma si erano trasferiti a Castelsangiovanni, nel Piacentino, dove lui lavorava come guardia giurata e lei come medico impegnata nella campagna vaccinale anti-Covid.

Ogni nome inciso sulla pietra è il ricordo di una vita spezzata, di un sogno interrotto, di un dolore che non può essere dimenticato. Oggi, davanti alla piccola stele di pietra posata nel bosco del Mottarone, si può solo pregare e ricordare le vittime di questa terribile tragedia.

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