Il tragico incidente della funivia del Mottarone, avvenuto lo scorso maggio, ha lasciato una profonda ferita nei cuori di molte persone. La stele di pietra posta nel bosco del Mottarone, vicino al luogo in cui la cabina numero 3 si è schiantata, è un luogo di riflessione e preghiera per ricordare le vittime di quella tragica giornata.

Tra le vittime, il piccolo Eitan Biran è l’unico sopravvissuto che oggi ha sette anni. La sua famiglia era salita sulla funivia insieme ai nonni per godersi una gita sul Lago Maggiore. Ma il destino ha voluto che quella giornata si trasformasse in una tragedia.

Oltre alla famiglia Biran, ci sono molte altre vittime che meritano di essere ricordate. Serena Cosentino, una giovane ricercatrice calabrese, era arrivata da poco a Verbania per lavorare ad un progetto sull’inquinamento del Lago Maggiore. Era salita sulla funivia insieme al suo fidanzato, Mohammed Reza Shahisavandi, che viveva a Roma.

Alessandro Merlo e Silvia Malnati, una giovane coppia di fidanzati di Varese, erano saliti sulla funivia per godersi una giornata in montagna. Avevano deciso di mettere su famiglia e il loro futuro sembrava pieno di speranza.

Vittorio Zorloni ed Elisabetta Persanini, una coppia di Vedano Olona, stavano per sposarsi e avevano già un figlio di cinque anni, Mattia. Purtroppo, i loro sogni sono stati spezzati in modo tragico.

Infine, Roberta Pistolato e Angelo Vito Gasparro, originari di Bari ma trasferitisi nel Piacentino, avevano scelto il Mottarone come luogo per festeggiare il compleanno di Roberta. Erano una coppia gentile e disponibile, impegnati nella lotta contro il Covid-19.

Ogni nome inciso sulla stele di pietra rappresenta una vita spezzata, un sogno interrotto, una famiglia distrutta. La memoria di queste vittime deve essere preservata, per non dimenticare mai la dimensione del dramma che si è consumato tra queste montagne.

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