Il processo per l’uccisione dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci rischia di restare a metà. Durante la prima udienza di fronte al gup di Roma, gli avvocati di uno dei due imputati, Mansour Luguru Rwagaza, hanno sollevato un’eccezione riguardante l’irreperibilità e la mancata notifica degli atti all’imputato. Secondo la difesa, la notificazione dovrebbe essere fatta di nuovo dalla Procura nel luogo di lavoro dell’indagato. Per l’accusa, questa ipotesi comporterebbe soltanto un allungamento dei tempi, a causa dell’inesistenza di convenzioni con la Repubblica del Congo e poiché il Pam non riconoscerebbe la giurisdizione italiana per i suoi funzionari, che godrebbero di immunità diplomatica. Il Pam, infatti, nel 2021 avrebbe riconsegnato all’Italia l’atto di chiusura delle indagini che era stato notificato ai due indagati dalla procura.

Nel frattempo, i familiari delle vittime chiedono che il governo italiano si costituisca parte civile, non per una questione risarcitoria ma di etica e dignità, perché non dimentichiamo che sono caduti in servizio due servitori dello Stato. Salvatore Attanasio, padre dell’ambasciatore ucciso, ha espresso la sua speranza che il processo vada avanti e che alla prossima udienza ci sia l’avvocatura dello Stato. Anche i legali dei familiari del carabiniere Iacovacci, gli avvocati Giovanna Passiatore e Loriana Porsi, hanno sottolineato l’importanza della presenza dell’avvocatura dello Stato.

Il giudice delle indagini preliminari si è riservato sulla questione dell’eccezione della difesa e sulla richiesta della procura di emettere un decreto di irreperibilità nei confronti di Rwagaza. Il processo riprenderà il 1 giugno. Perché la giustizia sia fatta, è necessario che tutte le parti coinvolte collaborino e si adoperino per far luce su questa tragedia. La memoria delle vittime merita rispetto e giustizia.

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