Alberto Stasi, condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi nel 2007 a Garlasco, è stato ammesso al lavoro esterno dal tribunale di sorveglianza di Milano. Da quattro mesi, infatti, esce ogni giorno per svolgere mansioni contabili e amministrative, con precise prescrizioni sugli orari di uscita e di rientro in cella, sui mezzi di trasporto utilizzabili, sugli itinerari dai quali non discostarsi e sui controlli. Nonostante ciò, il legale della famiglia Poggi ha dichiarato che Stasi non ha mostrato segni di pentimento.

Nel 2015 la condanna definitiva per Stasi era arrivata a 16 anni attraverso la riduzione di un terzo della pena, dopo le annullate assoluzioni del 2009 e 2011. A favore dei genitori di Chiara era stato fissato un milione di euro di danni e 150 mila euro di spese legali. Nel 2018, pur continuando a respingere il verdetto, Stasi ha raggiunto in sede civile con la famiglia Poggi una transazione che lo impegna a risarcire 700mila euro: metà già liquidati e metà promessi con detrazioni mensili sugli stipendi del lavoro prima in carcere e poi fuori.

Stasi ha il fine pena nel 2030, ma per buona condotta con lo scomputo di 45 giorni di liberazione anticipata ogni 6 mesi lo può anticipare nel 2028, con possibilità di chiedere l’affidamento in prova dal 2025. Nonostante gli sconti di pena e la possibilità di lavorare fuori dal carcere, la vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi rimane un dramma per la famiglia della vittima e per l’intera comunità di Garlasco e dintorni.

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