Orrigoni, D’Alessandro e Consulich, difensori dell’ex patron di Tigros, hanno attaccato frontalmente Pier Tonetti, l’imprenditore che aveva accusato Orrigoni di corruzione, sostenendo che avesse mentito. Tonetti aveva dichiarato che Orrigoni avrebbe versato una tangente da 50mila euro a Nino Caianiello, ex ras di Forza Italia, per realizzare il progetto di un nuovo supermercato in sei mesi. La difesa di Orrigoni ha sostenuto che non c’era bisogno di pagare una mazzetta per realizzare il progetto in quanto su quell’area dal 2017 era prevista una superficie commerciale da 2.500 metri quadrati perfettamente idonea ad ospitare una struttura di media distribuzione. Inoltre, la difesa ha affermato che Tonetti aveva tratto vantaggio dall’operazione e che il reato di corruzione non poteva concretizzarsi senza il coinvolgimento di un pubblico ufficiale, che nel caso sarebbe stato l’allora assessore all’Urbanistica di Gallarate Alessandro Petrone. Infine, la difesa ha sottolineato che Orrigoni non ha mai versato un euro a Caianiello e non ha mai fatto cenno a questa tipologia di compenso. Tonetti e gli altri coinvolti nella vicenda hanno scelto di patteggiare, tranne Orrigoni, che vuole provare la sua estraneità ai fatti. La corte stabilirà se Tonetti abbia o meno rilevanza penale.