Le bugie di Tonetti e la mancanza di un atto contrario ai propri doveri da parte del pubblico ufficiale sono i due aspetti principali della difesa di Paolo Orrigoni, accusato di corruzione nell’ambito del processo Mensa dei Poveri. Secondo l’avvocato Francesco D’Alessandro, non si trova in nessun passaggio la consapevolezza da parte di Orrigoni di un accordo corruttivo. Infatti, il Piano di Governo del Territorio di Gallarate prevedeva l’area commerciale all’interno delle ex-manifatture Tonetti già dal 2015, e quindi Orrigoni non aveva alcun bisogno di pagare una mazzetta da 50 mila euro a favore dell’allora capo occulto di Forza Italia in provincia di Varese, Nino Caianiello. Inoltre, la difesa dell’avvocato Federico Consulich esamina la posizione del pubblico ufficiale, l’ex-assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone, che non ha ricevuto nessuna utilità. Infine, la difesa di Tigros, tirata in ballo come responsabile civile dai pm, afferma che non si è mai cercato di dimostrare la responsabilità della società. In conclusione, la difesa di Orrigoni si basa sulla mancanza di elementi essenziali della corruzione e sulla mancanza di atti contrari ai doveri d’ufficio del pubblico ufficiale.