La Corte di Cassazione ha deciso di riaprire al giudizio di secondo grado la causa mossa da Nava e Paroli sulla movida al Carmine nel 2012. Nonostante questa non sia una sentenza definitiva, il Comune di Brescia ha spiegato che il giudizio dovrà essere riassunto davanti ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Brescia. Il caso bresciano potrebbe fare scuola e giurisprudenza anche nel resto del Paese, ma l’assunto che i danni della movida vengano sistematicamente risarciti dal Comune è tutt’altro che scontato. Infatti, con l’arrivo dell’estate, il fenomeno della movida caratterizzerà le serate e le notti dei prossimi mesi, tanto al Carmine quanto in piazza Arnaldo e in piazza Tebaldo Brusato, epicentri più frequentati dai giovani bresciani.

Le ultime cronache allarmistiche delle notti del divertimento risalgono allo scorso dicembre, quando i residenti del Carmine denunciarono una situazione insostenibile: cocaina nei vicoli, urina sui portoni di casa, urla e risse. Solo un mese prima, invece, 26 commercianti aderenti all’associazione Carminiamo decisero di autoregolamentare la movida imponendosi di servire consumazioni d’asporto all’1.30 di notte e di chiudere le saracinesche alle 2, oltre ad avviare una campagna di sensibilizzazione invitando i clienti a rispettare la quiete notturna dei residenti e a non imbrattare le strade e i vicoli.

In attesa della nuova esplosione del fenomeno sociale, la Loggia si prepara: in settimana si terrà una prima riunione tra l’assessore alla Partecipazione e alla Sicurezza Valter Muchetti e quello al Commercio Andrea Poli per discutere delle azioni da intraprendere per governare la movida estiva. Tuttavia, la sentenza della Cassazione preoccupa anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha dichiarato che far rispettare le misure è un compito in generale del sistema di sicurezza e quindi la responsabilità è un po’ di tutti. Il Comune di Milano ha introdotto, prima della sentenza, una serie di misure, ma controllare un fenomeno del genere in tempo reale in tutta la città è un’opera gravosa. La sentenza della Cassazione rappresenta una spada di Damocle enorme e leggo anche nella chat che ho con alcuni sindaci che c’è molta preoccupazione, ha concluso Sala.

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