La Cassazione ha rinviato alla Corte d’Appello di Milano la decisione sulla richiesta di indennizzo per ingiusta detenzione presentata da Stefano Binda, uomo di 55 anni scagionato dalle accuse di essere l’omicida della ventenne Lidia Macchi nel 1987. Binda venne arrestato nel 2016, condannato all’ergastolo nel 2018 e assolto in Appello a Milano un anno dopo. I suoi avvocati fecero richiesta di un indennizzo di 303mila euro per il periodo di custodia cautelare, ma la Procura Generale di Milano e l’Avvocatura dello Stato impugnarono la decisione, portando il caso alla Cassazione. La sentenza della Cassazione annulla l’ordinanza impugnata e rinvia il caso alla Corte d’Appello di Milano. Nel frattempo, Binda prosegue la sua attività di aiuto ai detenuti in difficoltà, sia in carcere che in libertà, presiedendo un’associazione di sostegno ai carcerati e alle loro famiglie.

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