Ilda Boccassini, conosciuta come “la rossa”, è un magistrato che ha lasciato un segno nella procura di Milano grazie alla sua durezza e inflessibilità. Silvio Berlusconi, invece, è un uomo che ha lasciato un segno nella storia d’Italia e anche nella storia giudiziaria della procura milanese, con i suoi 36 processi.

Nonostante le numerose accuse mosse contro di lui, Berlusconi è riuscito quasi sempre a farla franca, ma è stato uno dei “nemici” sempre nel mirino di Ilda Boccassini. Nel 2021, la magistrato ha pubblicato il libro “La stanza numero 30”, un diario in cui ha ripercorso la sua carriera giudiziaria, citando Berlusconi per almeno il doppio del numero dei processi che hanno coinvolto il Cavaliere.

Nonostante la loro rivalità, nel 2012 i due si sono stretti la mano al processo Ruby, nel quale in primo grado Berlusconi è stato condannato a 7 anni per poi ottenere un’assoluzione definitiva nel 2015. Tuttavia, questa stretta di mano non ha segnato un reale segno di distensione tra i due.

Dopo l’assoluzione di Berlusconi nel processo sul lodo Mondadori, Boccassini ha scritto nel suo libro: “Si determinò la bizzarra circostanza per cui Berlusconi era diventato il convitato di pietra nel processo, a fronte di un quadro accusatorio che lo vedeva protagonista della guerra di Segrate, l’unico soggetto che aveva interesse a ottenere con ogni mezzo il controllo della Mondadori, il creatore dei fondi neri all’estero usati per comprare sentenze”.

Boccassini ha anche espresso la sua rabbia per il mondo popolato da giovani donne pronte a soddisfare i desideri di Berlusconi per ambizione, denaro e visibilità, durante il processo Ruby.

Nonostante le assoluzioni, Berlusconi è sempre stato uno dei grandi bersagli della Boccassini, che è sempre stata seduta a una scrivania senza computer, sigaretta sempre accesa, quasi sepolta tra i faldoni dentro la stanza al quarto piano della procura di Milano, con la porta rigorosamente aperta sul corridoio dove i quattro agenti della scorta, da anni, la sorvegliavano in ogni movimento.

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