I carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale hanno fatto importanti progressi nell’indagine sul furto di circa 500 documenti antichi dall’archivio della chiesa di Sant’Agata a Cremona avvenuto lo scorso febbraio. Il valore totale del bottino è di due milioni di euro ed è stato possibile rintracciare la metà delle pergamene trafugate grazie all’attività investigativa dei militari del raggruppamento con sede a Monza. Gli antichi documenti, ognuno dei quali poteva essere venduto sul mercato nero anche per decine di migliaia di euro, erano stati passati dalle mani di un antiquario cremonese e molte di esse erano già state vendute, ma sono state comunque recuperate.

Tra le pergamene ritrovate c’è anche la più antica, datata 23 ottobre 1039, ossia una bolla papale, così come altre risalenti ai secoli successivi, le più recenti del diciassettesimo secolo. L’archivio della chiesa conteneva documenti di grande valore storico, come bolle papali, atti di proprietà, transazioni patrimoniali, suppliche e lettere. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Cremona, ha portato all’individuazione di sette indagati, ma non è ancora conclusa.

Gli investigatori lanciano un appello a chiunque sia entrato in possesso dei documenti, magari senza rendersi conto della loro origine illecita, affinché li restituisca. Si attendono le prossime ore per ulteriori notizie sul caso, che verranno divulgate formalmente dal Nucleo di tutela patrimonio culturale. Il furto di documenti storici è un grave crimine che priva la collettività della sua memoria storica e culturale, pertanto è importante che si faccia luce su questo caso e che i responsabili siano puniti secondo legge.

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