La caccia a Berlusconi: i costi per la giustizia italiana

La giustizia italiana ha speso cifre sconfinate nella caccia a Berlusconi, senza mai riuscire a dimostrare la sua colpevolezza. Non esiste una statistica ufficiale dei costi sostenuti dalla collettività per questo assedio giudiziario senza precedenti, ma i dati disponibili portano a conclusioni disarmanti. A partire dal 1994 sono stati aperti 115 procedimenti penali contro il leader di Forza Italia, di cui sessantotto avevano direttamente Berlusconi come oggetto delle indagini. Tuttavia, delle sessantotto inchieste, sessantasette sono finite in nulla, con archiviazioni chieste e ottenute dagli stessi pubblici ministeri, costretti a prendere atto di avere inseguito reati inesistenti. Solo una condanna definitiva, quella per i diritti tv, è stata ottenuta, ma il risultato è magro di fronte alle spese sostenute. Se un pubblico ministero costa allo Stato non meno di 250mila euro all’anno e si occupa per anni solo di indagare su Berlusconi, il conto si fa pesante in fretta. A rendere stratosferico il costo sono anche le intercettazioni telefoniche e ambientali, classico buco nero della giustizia italiana, oltre alle parcelle versate ai consulenti finanziari delle Procure, soprattutto nelle indagini a fondo fiscale. A dare le dimensioni dell’offensiva giudiziaria contribuisce l’analisi dei costi che l’indagato Berlusconi ha dovuto sostenere per difendersi nella sequenza di processi affrontati in questi anni. Nel maggio del 2015, Berlusconi ha dichiarato di aver speso 565 milioni in avvocati. Uno sforzo finanziario enorme che solo un imprenditore della sua stazza economica avrebbe potuto affrontare.

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