Il sequestro dell’imprenditore Alessandro Sandrini, avvenuto nel 2016, è stato rivelato come una truffa organizzata da una banda di tre persone, che hanno ora finito in carcere su richiesta della Procura di Roma. Secondo le indagini, i tre hanno proposto a Sandrini di simulare il sequestro in cambio di denaro, ma una volta arrivati in Turchia, l’uomo è stato “venduto” a un gruppo vicino ad Al Qaeda e trasferito in Siria, dove è rimasto prigioniero fino al 2019. La banda è accusata di sequestro di persona per scopi di terrorismo, mentre Sandrini è accusato di simulazione di reato e truffa. I provvedimenti restrittivi riguardano due cittadini albanesi e un cittadino italiano.

La vicenda fa parte delle indagini sui sequestri di persona commessi a danno di Sandrini e Sergio Zanotti, rapiti in Turchia tra aprile e ottobre 2016 e tenuti prigionieri in Siria sino ad aprile-maggio 2019 a opera dell’organizzazione terroristica Hay’at Tahrir a-Sham. Oltre a Sandrini e Zanotti, la banda aveva avvicinato un terzo imprenditore bresciano proponendogli di simulare un sequestro. I tre sono stati localizzati in aeroporto a Orio al Serio anche domenica 25 settembre 2016, per tentare di far partire l’imprenditore di Rezzato in difficoltà economiche, ma il piano è fallito.

Nell’indagine sono indagate complessivamente dieci persone, e la figura di uno dei tre arrestati, Fredi Frrokaj, è centrale nell’economia generale dell’indagine, essendo presente in entrambi i sequestri. Altri particolari della vicenda saranno presenti nelle pagine in edicola domani su Bresciaoggi.

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