Operazione della polizia dopo il ritrovamento di un giovane torturato e ucciso in ambito spaccio: arresti e smercio anche nel Lodigiano.

Ieri, martedì 27 giugno 2023, la Polizia di Stato di Varese ha concluso un’ampia operazione di polizia giudiziaria che ha portato all’esecuzione di 26 misure cautelari, di cui 24 in carcere, una ai domiciliari e un divieto di dimora in Lombardia e Piemonte. Le misure cautelari sono state emesse dai giudici di Busto Arsizio (Va), Novara e Lodi, che hanno accolto le richieste delle rispettive Procure. I soggetti coinvolti, ad eccezione di un cittadino italiano con mansioni di autista, sono di origine marocchina e sono indagati per i reati di tortura con uccisione del torturato, tentata estorsione, rapina, detenzione di armi e reati in materia di stupefacenti, in particolare spaccio nelle zone boschive delle province lombarde e piemontesi.

Le misure cautelari sono state eseguite con la collaborazione delle Squadre Mobili di Milano, Novara, Genova, Cremona, Lodi, Piacenza, Pavia e con l’ausilio di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Milano. Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Milano, Lodi, Pavia e Cremona, nonché nelle province di Novara e Piacenza. Alcuni dei soggetti coinvolti, irregolari in Italia e senza fissa dimora, non sono stati trovati. Un arresto è stato eseguito in Germania.

L’indagine è iniziata con il ritrovamento del cadavere di un uomo senza documenti, di probabile origine nordafricana, il 7 maggio 2022. Il corpo è stato trovato seminudo in una piazzola di sosta lungo la strada statale 36 a Lonate Pozzolo (Va), con evidenti segni di violenza. Attraverso le indagini, è emerso che l’uomo ucciso era un ragazzo di 24 anni di origine marocchina e faceva parte di un gruppo di presunti spacciatori tutti della stessa nazionalità. Questo gruppo operava in diverse zone boschive delle province di Milano, Varese, Novara, Pavia e Lodi, ed era guidato da due fratelli residenti nel Milanese.

Secondo quanto ricostruito finora, il ragazzo aveva rubato droga e soldi per un valore di circa 30mila euro al gruppo di spacciatori di cui faceva parte. Con questi soldi e sostanze, il giovane aveva cercato di aprire una sua piazza di spaccio in provincia di Varese, a Laveno Mombello. Tuttavia, il gruppo si era accorto del furto e aveva organizzato la vendetta. Il ragazzo era stato convocato nel bosco del Novarese, dove aveva commesso il furto, e lì era stato torturato e seviziato con vari strumenti fino alla morte.

Il corpo del ragazzo era stato poi trasportato dalla foresta alla piazzola di sosta di Lonate Pozzolo, dove è stato trovato la mattina successiva. Durante le torture, una donna, presumibilmente la compagna del capo del gruppo, aveva chiamato ripetutamente il padre del giovane per chiedere il pagamento della somma rubata. Il padre, residente in Spagna, aveva accettato di pagare, ma la morte del ragazzo è intervenuta prima che potesse recuperare la somma richiesta. La notte successiva al ritrovamento del cadavere, il capo del gruppo è fuggito in Spagna, lasciando il controllo degli affari in Italia al fratello e ad alcuni collaboratori fidati.

Dopo il ritrovamento del cadavere, sono state avviate le indagini che hanno portato agli arresti anche nel Lodigiano. Durante le perquisizioni, sono state trovate armi da fuoco e armi bianche. La maggior parte dei soggetti arrestati ha precedenti o pregiudizi in materia di stupefacenti. Il capo del gruppo è stato denunciato in tre occasioni a partire dal 2020 per sequestro di persona e lesioni ai danni dei suoi complici nell’ambito dei contrasti legati allo spaccio di droga.

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