Operazione della polizia dopo il ritrovamento di un giovane torturato e ucciso in ambito spaccio: arresti e smercio anche nel Pavese
La polizia di Varese ha concluso ieri mattina un’ampia operazione di polizia giudiziaria che ha portato all’arresto di 26 persone, di cui 24 in carcere, una ai domiciliari e una con divieto di dimora in Lombardia e Piemonte. Le misure cautelari sono state emesse dai giudici di Busto Arsizio, Novara e Lodi, su richiesta delle rispettive procure, nei confronti di un gruppo di persone di origine marocchina, ad eccezione di un italiano che svolgeva il ruolo di autista. Le persone coinvolte sono indagate per vari reati, tra cui tortura con uccisione della vittima, tentata estorsione, rapina, detenzione di armi e reati legati agli stupefacenti, in particolare lo spaccio in diverse zone boschive delle province lombarde e piemontesi.
Gli arresti sono stati effettuati con la collaborazione delle Squadre Mobili di Milano, Novara, Genova, Cremona, Lodi, Piacenza e Pavia, nonché con l’aiuto del Reparto Prevenzione Crimine di Milano. Le persone sono state arrestate nelle province di Milano, Lodi, Pavia, Cremona, Novara e Piacenza. Alcuni dei soggetti coinvolti, irregolari in Italia e senza fissa dimora, risultano irreperibili. Un arresto è stato eseguito in Germania.
L’indagine è iniziata il 7 maggio 2022, quando è stato ritrovato il cadavere di un uomo senza documenti, presumibilmente di origine nordafricana, abbandonato seminudo in una piazzola di sosta sulla strada statale 36 a Lonate Pozzolo (Va), con evidenti segni di violenza. Le indagini hanno permesso di scoprire che la vittima, un ragazzo di 24 anni di origine marocchina, faceva parte di un gruppo di presunti spacciatori, tutti della stessa nazionalità, che operavano sotto la guida di due fratelli residenti nel milanese. Questi fratelli erano “proprietari” di diverse piazze di spaccio situate nelle province di Milano, Varese, Novara, Pavia e Lodi.
Il movente della tortura e dell’omicidio del ragazzo sarebbe stato il furto di droga e soldi, per un valore di circa 30mila euro, compiuto dal giovane alcune settimane prima ai danni del gruppo di cui faceva parte. Con i soldi e la droga rubati, il ragazzo aveva cercato di aprire la sua piazza di spaccio in provincia di Varese, a Laveno Mombello. Tuttavia, il gruppo si è accorto dell’accaduto e ha deciso di vendicarsi. Il ragazzo è stato convocato dal capo della gang nel bosco in cui aveva commesso il furto, nel novarese. Qui è stato torturato e seviziato con vari strumenti fino alla morte, dopo diverse ore di sofferenze.
Il corpo della vittima è stato poi trasportato durante la notte dalla foresta alla piazzola di sosta di Lonate Pozzolo, dove è stato trovato la mattina successiva grazie alla segnalazione di alcuni passanti. Durante le torture, una donna, presumibilmente la compagna del capo della gang, ha chiamato ripetutamente il padre del ragazzo chiedendo il pagamento della somma che il giovane aveva rubato. Il padre, residente in Spagna, si era offerto di recuperare il denaro necessario per liberare il figlio, chiedendo però del tempo. Purtroppo, la morte del ragazzo è sopraggiunta prima che potesse recuperare la somma richiesta.
La notte successiva al ritrovamento del cadavere, il capo della gang è fuggito in Spagna, lasciando la gestione degli affari in Italia al fratello e ad alcuni collaboratori fidati.
Dopo il ritrovamento del cadavere del ragazzo nella piazzola di sosta, sono state avviate le indagini che hanno portato agli arresti, anche nel Pavese. Durante le perquisizioni sono state trovate armi da fuoco e armi bianche. La maggior parte delle persone coinvolte ha precedenti o è coinvolta in reati legati agli stupefacenti. Il capo della gang è stato denunciato tre volte a partire dal 2020 per sequestro di persona e lesioni ai danni di suoi complici, in relazione agli scontri legati allo spaccio di droga.