Una nuova specie di insetto, chiamata Takahashia japonica, sta infestando gli alberi della città di Como. Questo parassita di origine asiatica è stato avvistato per la prima volta in Giappone alla fine del XIX secolo, sugli alberi di gelso. Successivamente è stato segnalato anche in Europa, a partire dal 2017, e da allora si è diffuso in diverse zone.

La Takahashia japonica è facilmente riconoscibile per gli anelli bianchi che si vedono penzolare dai rami degli alberi infestati. Si tratta di un insetto polifago, il che significa che non ha una dieta specifica e può nutrirsi di diverse sostanze. In Lombardia, è stato principalmente trovato su alberi decidui ornamentali come gli aceri, l’albizzia, l’albero di giuda, il carpino bianco, il gelso nero e bianco, il bagolaro e il liquidambar.

I danni causati dalla Takahashia japonica dipendono dalla quantità di linfa che l’insetto riesce ad estrarre dalla pianta. In caso di forte infestazione, può provocare il disseccamento delle foglie e dei giovani rami. Le neanidi di prima età, invece, si posizionano sui giovani germogli delle foglie e sulle gemme fiorali, causandone il disseccamento e la caduta, e impedendo la produzione di frutti. Non ci sono evidenze di conseguenze o problemi per gli esseri umani e gli animali.

Per contenere l’infestazione, gli esperti consigliano di potare i rami che ospitano gli insetti. In caso di infestazione marcata, è consigliabile rivolgersi a professionisti che potranno utilizzare insetticidi, se necessario. Tuttavia, la Takahashia japonica ha dei predatori naturali, come le coccinelle, che possono contribuire al controllo biologico del parassita. In particolare, in aree urbane come i parchi, può essere utile rilasciare coccinelle allevate in biofabbriche per contrastare l’infestazione.

Il nostro lettore Eric ha segnalato la presenza di questo insetto anche negli alberi della piazza Grimoldi, nel centro di Como, e spera che il Comune intervenga per risolvere il problema. È importante intervenire tempestivamente per evitare danni alle piante e la diffusione dell’insetto ad altre aree verdi.

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