Giada, una donna di 38 anni, ha vissuto una vita difficile. Spesso la si poteva vedere seduta per terra in piazza Duomo o in via Emilia, con i suoi cani accanto a lei. Era diventata la “ragazza coi cani” di Voghera.
La sua storia è stata segnata dal Daspo urbano imposto dalla giunta Garlaschelli e dall’assessore Adriatici. È stata la prima “vittima” di questa misura che cercava di limitare la presenza di persone senza fissa dimora nelle zone centrali della città.
Giada aveva trovato rifugio in piazza Duomo, dove si sedeva a leggere. I suoi cani erano sempre con lei, fedeli compagni che le davano un po’ di conforto nella sua difficile situazione. I passanti spesso si fermavano per darle qualche moneta o un po’ di cibo, cercando di aiutarla come potevano.
Ma la decisione della giunta Garlaschelli e dell’assessore Adriatici ha cambiato tutto. Giada è stata allontanata dalla piazza, costretta a cercare un nuovo posto dove poter stare. È stata una grande perdita per la comunità, che aveva imparato ad apprezzare la sua presenza e a rispettarla.
Ora, Giada si trova in una situazione ancora più difficile. Senza un posto fisso dove dormire o ripararsi, è costretta a vagare per la città, cercando di sopravvivere come può. La sua storia è solo una delle tante storie di persone senza fissa dimora che lottano ogni giorno per sopravvivere.
È importante riflettere su queste situazioni e cercare soluzioni che possano aiutare le persone in difficoltà. Il Daspo urbano potrebbe essere una risposta immediata, ma non risolve il problema alla radice. È necessario un approccio più umano e solidale, che dia a queste persone una possibilità di riscatto e di reinserimento nella società.
Giada, la “ragazza coi cani” di Voghera, rappresenta una realtà che non possiamo ignorare. Dobbiamo fare di più per aiutare le persone in difficoltà e creare una comunità più inclusiva e solidale. Solo così potremo davvero fare la differenza.