L’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia ha analizzato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e ha individuato 152 operazioni sospette legate a questo programma. L’importo totale delle risorse sotto osservazione ammonta a circa 254 milioni di euro.

Dall’analisi è emersa l’esistenza di reti di imprese che hanno ottenuto finanziamenti agevolati in modo indebito o hanno trasferito all’estero le risorse ricevute tramite il PNRR. Spesso, queste operazioni sono state agevolate da professionisti che svolgono un ruolo chiave nella rete e facilitano comportamenti illegali per conto dei veri beneficiari.

Le segnalazioni legate al PNRR rappresentano solo una piccola parte delle oltre 155.000 segnalazioni inviate nel 2022, con un aumento dell’11,4% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, circa il 30% di queste segnalazioni è di scarsa qualità, poiché mancano di profili di rischio sufficienti o sono basate su elementi deboli di sospetto.

Il settore fiscale è quello con il maggior numero di rischi, rappresentando un quinto delle segnalazioni. Molte segnalazioni riguardano cessioni anomale di crediti fiscali, ma ci sono anche truffe legate al bonus cultura, l’assegno di 500 euro introdotto dal governo Renzi per favorire la fruizione di libri o spettacoli. Ad esempio, i beneficiari hanno ceduto i bonus attraverso acquisti finti, il che è vietato dalla normativa.

Le truffe si sono estese anche ai cosiddetti Iban Virtuali e al settore automobilistico. In quest’ultimo caso, sono state create società o imprese con una denominazione o ragione sociale simile a quella di concessionari o rivenditori noti, verso i quali gli acquirenti hanno effettuato bonifici per acquistare un’auto.

L’UIF sta continuando a perfezionare un algoritmo di apprendimento automatico per identificare le imprese “potenzialmente funzionali agli interessi della criminalità organizzata”. L’algoritmo si basa su indicatori finanziari e potrebbe essere utilizzato per monitorare l’uso dei fondi pubblici.

Un altro campo di analisi riguarda le strutture societarie. L’UIF ha sviluppato un nuovo indicatore di opacità che fornisce informazioni aggiuntive per valutare i rischi, tenendo conto di elementi come la presenza di prestanome, l’età dei soci, il ricambio dei soci e i legami con Paesi considerati paradisi fiscali. Vengono valutate anche eventuali anomalie nella distribuzione delle quote societarie.

Questi sistemi sono accompagnati anche dallo sviluppo di un sistema informatico per l’analisi forense delle criptovalute, al fine di valutare in modo più efficace le operazioni sospette che coinvolgono Bitcoin e altre criptovalute.

Infine, l’analisi dell’UIF ha evidenziato anomalie nell’uso del contante. Le regioni centrali del Paese presentano un rischio più elevato, seguite dal Nord Ovest e dal Nord Est. Al contrario, nel Sud l’uso del contante è più diffuso. Nelle regioni più a rischio, che sono anche tra le più ricche, le opportunità di investimento sembrano attirare l’interesse delle organizzazioni criminali.

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