Dopo oltre quaranta ore di permanenza in grotta, finalmente è stata portata in salvo la speleologa bloccata nella “Fonteno Bueno”. L’intervento di soccorso è stato possibile grazie alla collaborazione di più di settanta soccorritori del Cnsas – Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, tra cui tecnici di soccorso speleologico, di soccorso alpino, medici e infermieri. Questi professionisti hanno lavorato incessantemente da domenica scorsa fino al primo pomeriggio di oggi, martedì 4 luglio, per assicurare il successo dell’operazione.
Un ruolo fondamentale è stato svolto dai tecnici provenienti dalle Delegazioni Cnsas di Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Trentino e Alto Adige, che hanno supportato i colleghi lombardi sin da subito. Inoltre, è stata fondamentale la partecipazione della componente alpina della VI Delegazione Orobica, che si è occupata dell’organizzazione degli spostamenti delle squadre dal campo base verso la grotta. In collaborazione con la Sala Operativa Regionale Alpina di Areu e con l’AAT di Bergamo, sono stati garantiti i farmaci necessari per la permanenza in grotta della speleologa infortunata.
I tecnici di soccorso speleologico rappresentano un’eccellenza del nostro paese e sono un punto di riferimento anche a livello internazionale. Un esempio di ciò è stato l’intervento nella grotta Riesending – Schachthöhle in Baviera, che ha richiesto ben 275 ore di lavoro e si è risolto grazie alla presenza italiana.
Dopo essere stata issata a bordo dell’elicottero di Areu di Bergamo con il verricello, la speleologa è stata trasferita verso il punto di atterraggio precedentemente predisposto dai tecnici alpini in collaborazione con i Vigili del Fuoco. In caso di condizioni meteorologiche avverse, era stato valutato anche un piano alternativo per il trasferimento.
L’intervento si è concluso con successo e va un ringraziamento a tutte le persone che hanno contribuito a salvare la vita della speleologa.