“La mancanza dello Stato italiano nel processo sul triplice omicidio dell’ambasciatore italiano in Congo”
Il processo sul triplice omicidio dell’ambasciatore italiano nella Repubblica del Congo, Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo ha raggiunto la sua terza udienza preliminare a Roma. Durante questa udienza, Salvatore Attanasio, padre di Luca, ha espresso la sua amarezza per l’assenza dello Stato italiano in questo processo.
Secondo Salvatore Attanasio, lo Stato italiano si presenta come parte civile solo quando si tratta di perseguire individui deboli, ma fugge di fronte a organizzazioni potenti come le Nazioni Unite. La famiglia Attanasio ha deciso di accettare il risarcimento offerto dal Programma alimentare mondiale (Pam), per garantire un futuro alle tre figlie di Luca, e quindi non si costituirà parte civile nel processo. Al contrario, i familiari del carabiniere Vittorio Iacovacci hanno scelto di rimanere parti civili nel procedimento.
Durante l’udienza, è emersa l’importanza dell’immunità diplomatica dei dipendenti dell’agenzia dell’Onu, tra cui gli imputati Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, accusati di omicidio colposo. La questione dell’immunità sarà trattata nella prossima udienza, fissata per il 14 settembre.
All’esterno del tribunale, l’Associazione delle Ong italiane (Aoi) e la Federazione degli organismi di volontariato internazionale (Focsiv) hanno organizzato un presidio per testimoniare la loro vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime.
È evidente che la mancanza dello Stato italiano in questo processo ha causato amarezza e delusione. È importante che lo Stato italiano si assuma la responsabilità di garantire giustizia per le vittime e le loro famiglie, indipendentemente dalla potenza delle organizzazioni coinvolte. Solo così potremo sperare in un sistema giudiziario equo e giusto.