Quando il colonnello Bernacca menzionava le Azzorre, si sapeva che l’estate era arrivata. Era un’estate calda ma pacifica, come Edmondo, che non cambiava mai il tono della voce, nemmeno quando l’isoterma di zero gradi saliva e la temperatura toccava i 30 gradi. Sì, toccava. Ma dov’erano esattamente le Azzorre? E perché l’anticiclone benefico proveniva proprio da lì? Potevano nove isole sparse nell’Oceano Atlantico influenzare il clima a migliaia di chilometri di distanza e invitare noi di Varese ad andare al lago, al Campo dei Fiori, oppure a goderci il fresco in giardino, perché la sera la temperatura scendeva e si stava bene? Potevano.

L’anticiclone, oggi scomparso, divorato da quello maledetto subtropicale che porta caldo asfissiante e afa insopportabile, aveva la sua massima pressione sopra le isole e poi si spostava a nord o a est, arrivando puntuale da noi per aprire l’estate meteorologica. Portava un bel caldo secco, sempre accompagnato da una leggera brezza, e quando la temperatura saliva, arrivava un temporale serale a mitigarla, e il mattino dopo tutto era perfetto.

Ora, al posto di Bernacca c’è il crudele Sanò, che con il suo ilmeteo.it battezza sadicamente gli anticicloni africani con nomi ancora più maledetti, come Scipione, Caronte, Cerbero, per aggiungere dolore ai 40 gradi fissi, la sua ossessione insieme alla bolla algerina di oltre 50 gradi che dovrebbe colpire l’Italia. Se non sono 45 gradi, non li vogliamo, e il suo sito è un grido d’allarme apocalittico già a partire da febbraio, con previsioni a lungo termine provenienti da chissà quali centri meteorologici sparsi per il pianeta, l’ultimo dei quali a Bologna, che predicono ogni anno almeno 2-3 gradi in più della media da Bolzano a Palermo per tutta l’estate. E poi c’è El Niño e La Niña che ballano il tango sull’oceano per arrivare a tormentare l’Europa con un surplus di caldo da aggiungere a quello africano.

Sanò e i suoi complici offrono continue docce scozzesi ai visitatori del sito, un giorno ipotizzando “un’estate senza estate”, soprattutto dopo le piogge degli scorsi giorni, e l’altro evocando proiezioni per luglio e agosto che fanno venire voglia di togliersi, oltre alla canottiera, anche la pelle e tenere la testa nel freezer.

Intanto si suda, e se arriva un temporale, bisogna essere in allerta alla Protezione Civile, con chicchi di grandine grossi come palline da golf. Siamo perseguitati da milioni di zanzare tigre che si rinvigoriscono appena sentono arrivare il vento subsahariano, mentre una volta la sera si vedeva solo qualche zanzara comune e bastava un po’ di repellente per tenerle lontane, magari una sfregatina di limone sulla pelle. Le zanzare di adesso invece mordono tutto il giorno, sono killer silenziosi e superano anche lo scudo spaziale di dieci passate di Autan dedicato. E non muoiono mai. Ne abbiamo uccise due a gennaio, con il cappotto termico.

Ah, le Azzorre, con le estati miti e ventilate – spesso la sera serviva una felpa – i pomeriggi in barca sul lago avanti e indietro dall’Isolino Virginia senza paura di prendere un’insolazione, anche a luglio. E al tramonto, quando il termometro magari toccava i 30 gradi, ecco le Grotte di Valganna, quattro passi e una birretta. L’aria condizionata? Forse vista su qualche rivista americana, in casa non c’era nemmeno un ventilatore, al massimo un ventaglio nelle ore più tiepide.

Oggi suda persino il pinguino De Longhi, siamo chiusi in casa con il condizionatore portatile, tre ventilatori posizionati strategicamente, ghiaccio a portata di mano, respiro corto e paura di un colpo di calore, un collasso o un piccolo infarto se usciamo di casa per comprare l’insalata. La bicicletta è stata riposta, della barca non si sa nemmeno più dove sia.

L’estate è vista come un incubo, chi scrive inizia ad agitarsi già ad aprile consultando tre o quattro siti meteo – in primis quello della Svizzera – nella vana speranza che a lungo termine Sanò si sbagli, e che per qualche oscuro disegno di isobare e ettopascal, l’anticiclone delle Azzorre possa riapparire in luglio e agosto, permettendoci anche qualche ora di lettura sul balcone. Ma nulla di tutto questo, implacabile arriva la bolla africana e Sanò ci dà una carezza dopo le frustate, dicendo ogni tanto che prima o poi – molto poi – arriverà un temporale in qualche località delle Alpi non ben specificata, con grandine grossa – un’altra sua passione – a spezzare l’afa mostruosa con un’aria che sembra tagliare a fette. Dietro l’angolo, insomma, c’è “l’evento estremo”, che ilmeteo.it agita come spaventapasseri per i corvi.

Tra le previsioni di fine luglio che “lasciano di stucco”, le “settimane torride” e le mappe colorate di viola e mattone con i famigerati 47 gradi in Sardegna, ci prepariamo a passare luglio e agosto soffrendo, vagando per casa come orsi ammaestrati, seminudi e catatonici, mentre l’umidità sale al 60%, la pressione arteriosa vacilla e le zanzare sembrano persino filtrare attraverso i muri.

Sanò, per favore, dacci la certezza che a settembre farà fresco, che non arriverà più sabbia dal Sahara, che El Niño e La Niña se ne andranno da dove sono venuti e che gli eventi estremi saranno rari come il Gronchi rosa. Abbiamo bisogno di aggrapparci a qualcosa!

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