Il dossier dell’Ats Insubria rivela che oltre il 90% degli accessi al Pronto Soccorso del Sant’Anna sono inappropriati. Questo report, pubblicato il mese scorso, fa riferimento all’anno 2022, durante il quale il reparto d’emergenza ha registrato 57.776 accessi, di cui il 38% è stato classificato come “problema non ben definito”.

Analizzando i numeri degli accessi al Pronto Soccorso, dopo il Sant’Anna troviamo l’ospedale Fatebenefratelli di Erba (30.952), il Valduce (24.567), Cantù (23.161) e Menaggio (8.499). Il principale ospedale di Como, con una media di 158 ingressi al giorno e picchi di 212, è sovraffollato per gran parte dell’anno. Solo il 28% dei pazienti arriva in ambulanza e solo il 27% si è rivolto prima al proprio medico di famiglia.

Nel Comasco, il 3% degli accessi al Pronto Soccorso viene classificato come codice rosso, il più grave, l’18,4% come codice giallo, il 65,5% come codice verde e il 13,2% come codice bianco. Quindi, secondo l’Ats, il 78% dei pazienti può essere considerato “non urgente”. Questo è il risultato della valutazione effettuata dagli infermieri del triage. Tuttavia, questa percentuale aumenta una volta che il paziente viene visitato dal medico, poiché nel frattempo si sono stabilizzati o il bisogno di cure è stato risolto in parte o completamente. Le Asst Lariana e Sette Laghi sono quelle con il maggior numero di accessi impropri al Pronto Soccorso, rispettivamente il 91,6% e l’86,9%.

In altre parole, nove pazienti su dieci potrebbero essere curati in modo diverso. Tuttavia, il report dell’Ats sottolinea che la gestione dei posti letto per coloro che effettivamente hanno bisogno di un ricovero richiede maggiore attenzione per non mettere in difficoltà “soprattutto le strutture ospedaliere con elevati tassi di saturazione nei reparti”. Un altro dato da evidenziare riguarda le persone che lasciano il Pronto Soccorso in anticipo, quasi una su dieci. Nel Comasco, il 3,5% dei pazienti se ne va prima della visita medica e il 6% prima che gli esami siano completati e la cartella clinica chiusa. L’attesa è lunga. Qualcosa, nel sistema sanitario locale e regionale, non funziona.

Il direttore sanitario del Valduce, Riccardo Bertoletti, analizza la situazione dei codici bianchi e verdi, affermando che non necessitano di cure mediche significative. I pazienti con codice verde dovrebbero essere trattati in modo diverso, attraverso il medico di famiglia o la guardia medica. Inoltre, alcuni codici vengono inizialmente valutati come urgenti dagli infermieri del triage, ma una volta visitati dai medici vengono dimessi con codici meno gravi. Se si sommano i numeri, si capisce che la maggioranza degli accessi al Pronto Soccorso richiederebbe un’altra gestione. È un problema importante per gli ospedali, ma soprattutto per la medicina territoriale che non svolge il suo ruolo di filtro.

In conclusione, è necessario trovare soluzioni per ridurre gli accessi inappropriati al Pronto Soccorso, garantendo una corretta gestione dei pazienti e una migliore organizzazione delle risorse sanitarie. È importante che i codici bianchi e verdi vengano curati dai medici di famiglia, in modo da alleggerire il carico di lavoro degli ospedali e garantire un’assistenza adeguata a chi ne ha davvero bisogno.

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