Un detenuto del carcere di Busto Arsizio ha tentato di evadere dall’Ospedale cittadino, ma grazie all’attenta vigilanza della Polizia Penitenziaria l’evento critico è stato scongiurato. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Il tentativo di fuga è avvenuto sabato sera, quando un detenuto italiano è stato portato d’urgenza presso l’ospedale di Busto Arsizio. Durante le cure, ha cercato di divincolarsi e fuggire dalla stanza, ma è stato prontamente bloccato dal personale di Polizia Penitenziaria addetto alla scorta e riportato in carcere.

Il SAPPE ha espresso pubblicamente il suo plauso al personale di Polizia Penitenziaria che ha evitato l’evasione del detenuto dall’ospedale con estrema professionalità. Secondo il sindacato, i tentativi di fuga dei detenuti, che avvengono negli ospedali, nei tribunali o negli istituti di pena, stanno diventando una mera statistica.

Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, ha elogiato i poliziotti di Busto Arsizio per aver sventato l’evasione, ma ha denunciato le difficoltà operative quotidiane con cui si confrontano le unità di Polizia Penitenziaria nelle carceri lombarde. Gli agenti sono sottorganico, non retribuiti adeguatamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi ben oltre le 9 ore di lavoro e con mezzi di trasporto dei detenuti spesso inidonei. I mezzi sono fermi nelle officine perché mancano i soldi per ripararli o hanno già percorso centinaia di migliaia di chilometri.

Secondo Capece, è necessario rivedere il sistema sanitario e ridurre l’invio di detenuti alle strutture sanitarie pubbliche. Spesso vengono inviati in codice rosso casi che poi non sono di carattere d’urgenza.

Il segretario generale del SAPPE ha inoltre denunciato il ricorso quotidiano e sistematico alle visite mediche in ospedali e centri medici esterni al carcere, con l’impiego massiccio di personale di scorta della Polizia Penitenziaria, a causa della diffusa presenza di patologie tra i detenuti. La situazione sanitaria delle carceri è stata definita terrificante, con studi recenti che hanno accertato la presenza di almeno una patologia nel 60-80% dei detenuti. Questo dimostra quanto sia particolarmente stressante il lavoro in carcere per gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti, che svolgono il loro servizio con professionalità, zelo, abnegazione e umanità, nonostante il contesto complesso e la presenza di eventi critici ricorrenti.

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