Il primo italiano a sottoporsi all’impianto di microchip sottocutanei è Mattia Coffetti, un 35enne di Rodengo Saiano, nel Bresciano. Grazie a questa tecnologia, è possibile registrare dati sanitari, utilizzare la carta d’identità, condividere il proprio profilo LinkedIn e persino pagare la spesa. Mattia, appassionato di informatica fin da giovane, ha trasformato la sua passione in un lavoro a 360 gradi. Attraverso la sua curiosità su internet, si è avvicinato al biohacking e al Transumanesimo, movimento che sostiene l’uso delle scoperte tecnologiche per migliorare le capacità fisiche e cognitive. Ha scoperto che era possibile acquistare microchip inseribili sotto pelle a prezzi accessibili e ha deciso di provarli, acquistandone ben cinque. Tra questi, due sono dei “giocattoli”, come un magnete e un led. Con il terzo chip, Mattia può aprire porte o serrande e registrare i suoi dati anagrafici, lavorativi o sanitari per una rapida condivisione. Un altro dispositivo può essere utilizzato per l’autenticazione dei dati bancari, mentre con l’ultimo microchip è in grado di effettuare pagamenti come se avesse una carta di credito sottopelle. Tutto ciò avviene tramite un’app che ricarica il chip come una prepagata e che permette di eseguire la transazione avvicinando il chip a un lettore. Questo rappresenta un primo passo verso un futuro senza contanti e carte di credito. Tuttavia, non tutti sono convinti di questa evoluzione tecnologica, poiché temono il tracciamento. Mattia, però, rassicura che per leggere i dati è necessario avvicinare un telefono e che i microchip sono prodotti da aziende conosciute. Invita quindi a non avere paura delle cose sconosciute, ma piuttosto ad abbracciarle e sperare in un futuro migliore grazie all’utilizzo della tecnologia integrata nel corpo.