PAVIA. I primi due casi di persone contagiate dal virus West Nile sono stati registrati nel Pavese. Questa malattia viene trasmessa quasi esclusivamente attraverso le punture di zanzare infette e, raramente, tramite trasfusioni di sangue. Solo in casi rari (1 su 150) provoca sintomi gravi, mentre solo il 20% dei contagiati presenta sintomi lievi. Il primo malato è un anziano oltre i 70 anni del Pavese con sintomi come febbre e mal di testa, ma non è stato necessario il suo ricovero. Inoltre, è stato segnalato un donatore di sangue positivo al virus ma asintomatico. Attualmente, al San Matteo non ci sono pazienti ricoverati per il West Nile. Tuttavia, il policlinico di Pavia è pronto a fungere da centro di riferimento per eventuali pazienti con forme gravi, come è accaduto negli anni estivi precedenti. Nella stagione scorsa ci sono stati 4 contagi nella provincia di Pavia, conclusa con l’ultimo monitoraggio a fine ottobre.

La diffusione in Italia
La febbre del Nilo Occidentale è stata identificata per la prima volta tra Sudan ed Egitto diversi decenni fa ed è veicolata dalle zanzare “nostrane” chiamate scientificamente “culex pipiens”. I primi casi di contagio in Italia sono stati riscontrati nel 1998 in Toscana e da allora si ripetono ogni anno, soprattutto nella Pianura Padana e in Sardegna. Il periodo di incubazione varia da 2 a 21 giorni dopo la puntura della zanzara infetta. L’80% dei contagiati non presenta sintomi, solo il 20% manifesta febbre e mal di testa. I casi gravi rappresentano l’1 su 150 contagiati. In Italia, durante tutta la stagione estiva, viene attivata una rete di monitoraggio che parte dalle zanzare per individuare quelle infette, passando poi agli equini e agli uccelli, che insieme all’uomo possono essere contagiati.

Il bollettino
I primi casi di contagio umano del 2023 in provincia di Pavia sono riportati nel bollettino settimanale della Regione Lombardia, che raccoglie i dati raccolti da tutte le Aziende territoriali di sanità, tra cui quella di Pavia. Secondo l’ultimo bollettino, ci sono 21 casi di contagio umano in Lombardia, di cui la maggior parte (17 casi) si è verificata negli ultimi giorni. Anche negli anni precedenti, infatti, la diffusione del virus aumenta soprattutto verso la fine dell’estate. In totale, secondo i dati regionali, ci sono 21 persone con il West Nile in Lombardia. Dei 10 casi di donatori di sangue positivi al virus, nessuno presenta sintomi, mentre ci sono 4 pazienti con febbre in cura domiciliare e 7 casi con sintomi neuroinvasivi ricoverati negli ospedali lombardi, nessuno dei quali al San Matteo di Pavia. Sono stati registrati anche i primi due decessi, l’ultimo dei quali è avvenuto ad inizio settimana a Mantova, dove è morto un uomo di 86 anni di Acquanera sul Chiese.

Trasmesso dalle zanzare, non c’è vaccino
Attualmente non esiste un vaccino per la febbre West Nile, che comunque non si trasmette da persona a persona, ma solo tramite la puntura di una zanzara infetta o, più raramente, attraverso una trasfusione di sangue da una persona infetta. Secondo le linee guida del Ministero adottate anche dalle Aziende territoriali di sanità, l’unico strumento preventivo per contrastare la diffusione dell’infezione è ridurre l’esposizione alle punture di zanzare durante il periodo favorevole alla trasmissione, ovvero l’estate fino all’inizio dell’autunno. Il periodo di incubazione varia da 2 a 14 giorni dopo la puntura della zanzara infetta, ma può arrivare fino a 21 giorni nei soggetti con deficit del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette non manifesta sintomi e, tra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi lievi. I sintomi più gravi si verificano in meno dell’1% delle persone infette (1 su 150) e includono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino a paralisi e coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale. Una delle conseguenze pratiche della presenza del West Nile è un maggior controllo sulle donazioni di sangue per accertarne la negatività prima del prelievo, misura di sicurezza adottata anche quest’anno in provincia di Pavia e in molte altre province d’Italia dove sono state trovate zanzare infette.

Il primo caso umano di infezione da West Nile della stagione 2023 è stato segnalato dall’Emilia Romagna a luglio nella provincia di Parma. Sono state riscontrate 34 province con circolazione del virus in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia e Sardegna. In tutte le province coinvolte, chi dona sangue deve sottoporsi a un controllo per accertare la negatività. Lo scorso anno in Italia ci sono stati 588 casi, di cui 295 gravi e 37 decessi.

Il monitoraggio
La trasmissione del virus, diffuso in Italia da 25 anni, avviene tramite le zanzare presenti sul nostro territorio. Per verificare la presenza delle zanzare, vengono utilizzate trappole in tutta la Regione Lombardia e vengono effettuati controlli su uccelli e cavalli, altri animali che possono essere contagiati. Finora, nella provincia di Pavia, su 24 zanzare analizzate, 2 erano positive al virus (a Sant’Angelo Lomellina e Vigevano). Non sono stati riscontrati casi tra i 94 volatili controllati. In tutta la Lombardia, sono stati analizzati 856 uccelli, di cui 51 erano positivi al virus, 2 cavalli (nessuno dei quali era infetto) e 192 zanzare, di cui 19 erano positive.

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