L’avvocato Angelo Branchi è stato condannato a 7 anni di reclusione per estorsione tentata e consumata. I giudici della Corte di Cassazione affermano che Branchi aveva “piena consapevolezza” di ciò che stava accadendo nel suo studio legale. L’imputato sta scontando la sua pena nel carcere di San Vittore a Milano.

L’inchiesta che ha coinvolto Branchi è stata portata a termine nel 2016 dalla Guardia di Finanza insieme all’artigiano Antonio Silvani. Silvani, ex titolare dell’impresa di serramenti, infissi e porte blindate ‘Silvani Antonio srl’ dal 1984 al 2004, è stato condannato a 4 anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione e a una multa di 2.860 euro per episodi di estorsione e reati tributari.

Il “meccanismo estorsivo” di Silvani era stato ideato insieme all’avvocato Branchi, che seguiva le cause. Il loro modus operandi consisteva nel sollecitare anni dopo i vecchi clienti il pagamento di fatture non emesse in precedenza, per le quali Silvani aveva già ricevuto il pagamento. Silvani minacciava di trascinare i clienti in tribunale attraverso l’emissione di decreti ingiuntivi. Gli investigatori hanno scoperto che Silvani contava sul fatto che, a distanza di dieci anni, i clienti non sarebbero stati in grado di dimostrare di aver già pagato i serramenti acquistati, soprattutto perché i pagamenti erano stati effettuati in contanti.

I giudici della Suprema Corte hanno sottolineato che Branchi era pienamente consapevole e intenzionale nelle sue azioni, nonostante le comunicazioni esplicite delle persone offese e la documentazione allegata. Branchi aveva una stretta collaborazione con Silvani e agiva nell’interesse dell’artigiano, senza controllare la fondatezza delle pretese azionate.

Secondo i giudici, il reato di estorsione è stato applicato correttamente, in quanto c’era la minaccia di azioni legali, come decreti ingiuntivi e pignoramenti, al fine di ottenere somme di denaro non dovute o sproporzionate rispetto a quelle dovute.

In conclusione, l’avvocato Angelo Branchi è stato condannato a 7 anni di reclusione per il suo coinvolgimento in un caso di estorsione. La sentenza della Corte di Cassazione conferma la sua piena consapevolezza delle azioni commesse nel suo studio legale.

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