La miniserie documentaria di Netflix sul processo “Depp contro Heard” ha sollevato numerosi interrogativi e riflessioni, ma il quesito su chi avesse ragione sembra essere meno rilevante. La realtà è troppo complessa per stabilire una sola vittima e un solo carnefice.

Le domande che sorgono sono piuttosto sottili, come ad esempio quelle riguardanti le tifoserie dei social media, la scelta di rendere tutto pubblico con telecamere e altre decisioni opinabili, l’impatto mediatico sulla giuria. Non esiste una verità nitida, ma solo percezioni contrastanti, dettagli equivoci e testimonianze lacunose.

Di fronte a questa moltitudine di episodi, dettagli, filmati e registrazioni audio, la verità sembra essere suggerita da due elementi che dovrebbero essere solo marginali: la simpatia e la popolarità di Depp, che superano facilmente quelle di Heard, e l’importanza di saper recitare, soprattutto davanti a un giudice. La giovane donna viene spesso accusata di recitazione, mentre l’ex marito sembra celarsi dietro una maschera di imperturbabilità da attore consumato.

Depp e i suoi ammiratori potrebbero non essere soddisfatti di questa serie. Tra episodi violenti, insulti, minacce e oscenità, sembra emergere una diversa postura tra i due contendenti: da una parte Heard appare fragile, contraddittoria, ma sinceramente ferita e passionale. Dall’altra, Depp sembra aver pianificato una vendetta fredda per ottenere ciò che gli spettava e riabilitarsi agli occhi del pubblico. Amber potrebbe aver commesso errori in buona fede e Johnny potrebbe essere stato travolto dai demoni delle sue dipendenze durante il matrimonio, ma qui lo vediamo rimettere i pezzi sullo scacchiere per dire a tutti: io sono un “mostro”, lo sapete già, mi piaccio così. Ma lei non è da meno. Ci siamo fatti del male a vicenda, e questo mi assolve.

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