I pm di Milano hanno indagato due persone e perquisito un caveau svizzero in seguito alla denuncia di Margherita Agnelli, ma non hanno trovato i quadri sottratti e ora chiedono l’archiviazione del caso.
La Procura di Milano e i magistrati svizzeri avevano pianificato di effettuare una perquisizione nel “box n. 253 delle cabine extraterritoriali presso i Magazzini Generali con Punto Franco Sa di Chiasso”, affittato da una società elvetica di consulenza e compravendita nel campo dell’arte. Margherita Agnelli aveva affermato che in quel luogo sarebbero stati trovati i quadri di grande valore che le erano stati sottratti durante la divisione dell’eredità del padre Gianni Agnelli e della madre Marella Caracciolo. Tuttavia, durante la perquisizione, gli inquirenti non hanno trovato nulla. Non solo i quadri non c’erano, ma dalle indagini svolte (esame delle telecamere, studio dei registri informatici, badge di accesso) non è emersa nessuna traccia dei dipinti, né del coinvolgimento del titolare della società affittuaria della cabina e dei suoi trasportatori.
La Procura di Milano sta ora chiedendo l’archiviazione dell’ipotesi di reato di furto per la quale il gallerista e un suo dipendente erano stati inquisiti sulla base della denuncia di Margherita Agnelli nel maggio 2022. Margherita Agnelli sostiene che opere d’arte come “Glacons, effet blanc” di Claude Monet, “Study for a Pope III e IV” di Francis Bacon, “Torse de femme” e “Series of Minitaur 4 engravings signed” di Pablo Picasso, “Mistery and Melancholy of a Street” di Giorgio De Chirico, “Nudo di profilo” di Balthus, “The Stairway of Farewells” di Giacomo Balla, “Pho Xai” di Jean Leon Gerome sono scomparse da una casa dell’Avvocato a Roma e da Villa Frescot a Torino. Come prova, ha presentato fotografie delle case con alcuni di quei quadri alle pareti, dichiarazioni di domestici e un post-it appiccicato a un inventario.
La Procura di Milano ha chiesto una rogatoria alla Svizzera, che il 7 luglio 2022 ha eseguito le perquisizioni e gli interrogatori indicati dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Cristian Barilli. Tuttavia, “all’esito di tutte le verifiche non è stata riscontrata alcuna anomalia, né elementi di interesse investigativo”. La documentazione doganale degli ultimi 10 anni conferma che la cabina è videosorvegliata e gli accessi sono consentiti solo con badges nominali o con chiavi a lucchetto in mano ai doganieri. Inoltre, pochi giorni prima della perquisizione, c’era stato un trasferimento di opere dalla cabina 253 alla cabina 15, ma tutto è stato fatto di fronte ai doganieri che hanno aperto, verificato e confrontato le opere trasferite.
La Procura di Milano conclude quindi che non è possibile attribuire agli indagati alcuna condotta di acquisto, ricezione o occultamento delle opere d’arte di Margherita Agnelli. Tuttavia, Margherita Agnelli non si arrende e, insieme all’avvocato Dario Trevisan, ha presentato un’opposizione all’archiviazione presso l’Ufficio Gip del Tribunale di Milano.