Cronaca locale

30 agosto 2023 – 09:37

Corvetto, agenti scappano a un’aggressione dopo un arresto. Sempre più di loro costretti a lasciare le “Volanti” e la città. Guaetta (Coisp): “Scene così non si vedevano più dagli anni ’80”

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Poliziotti lasciati soli nelle periferie ghetto

Piazzale Corvetto: gli agenti fermano un uomo. E poi, dopo aver visto presumibilmente un gruppo di malintenzionati pronti ad opporsi all’arresto, battono in ritirata saltando sulle volanti e facendo dietrofront con le sirene spente. Una scena, ripresa da alcuni residenti e pubblicata sul sito “milanobelladadio” che in città non si era mai vista. E che fa riflettere. Non siamo a Scampia, né al porto di Catania o a Ponte Lambro negli anni ’80, ma nella patinata Milano. Con buona pace del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che solo lo scorso maggio aveva dichiarato che “non esiste un problema sicurezza. Occorre anche dare una giusta interpretazione dei fenomeni” e del sindaco Beppe Sala che a marzo aveva ribadito “che Milano non è in emergenza”.

Quello che è successo al Corvetto con la polizia che arretra davanti ai delinquenti, non si può ignorare: “I ragazzi che prestano servizio sulle volanti sono volonterosi e si impegnano al massimo – la premessa di Mauro Guaetta, segretario generale Coisp Milano – Ma sono giovani e con pochissimi anni di esperienza. E quello che vediamo lo dimostra: si sono spaventati e hanno fatto dietrofront”. Non che questo non vada bene, anzi: meglio la ritirata che qualche colpo di testa, è il ragionamento, ma vedere lo Stato che arretra davanti a un gruppo di delinquenti non è accettabile.

Che cosa sta succedendo a Milano? Il problema non può essere letto semplicemente in termini di numeri, ovvero solo chiedendo nuove forze per gli organici, anche perché il governo Meloni ha già mandato rinforzi: 217 gli agenti in prova e 9 gli effettivi arrivati a fine giugno (da cui vanno tolti i 177 agenti trasferiti in altre città). In tutto un saldo positivo di 49 uomini, pari a un intero commissariato, a supporto degli agenti già in servizio in città.

“È inutile, a un certo punto, pensare di continuare a inviare agenti, perché a fronte dei trasferimenti, ogni volta si ricomincia da capo” spiega Guaetta. Tradotto: il tema è anche l’anzianità. Se un intero turno di volanti è composto da una cinquantina di persone, sono almeno 80 ogni volta gli agenti che chiedono il trasferimento. Il motivo? Milano è una città sempre più ostile e respingente, soprattutto per gli impiegati pubblici che fanno fatica ad arrivare a fine mese, a mettere su famiglia, ad affrontare le politiche sempre più esclusive di mobilità. Il risultato è che molti poliziotti vivono in provincia, ma la maggior parte decide di andarsene. Milano da parte sua non fa nulla per trattenerli: non esiste un piano residenziale degno di questo nome (assegnare loro case popolari in quartieri difficili non viene visto come una soluzione, ma come una beffa semmai), il caro vita è ingovernabile, ma solo due giorni fa il sindacato di polizia si è trovato a lanciare un appello al Ministro dell’Interno perché faccia da mediatore con il Comune per le deroghe per Area B e C. Impensabile chiedere agli agenti che svolgono un servizio essenziale, di cambiare anche l’auto per poter andare al lavoro.

Rimanere a Milano poi per cosa? Per trovarsi davanti a un tessuto sociale sempre più violento e agguerrito che non riconosce più lo Stato? Il problema diventa quindi in parte politico e in parte più organizzativo. “Da un lato bisognerebbe cominciare dall’ammissione che a Milano c’è un problema sicurezza, non per prestare il fianco a strumentalizzazioni politiche, ma come base per affrontare la situazione. Serve però un sostegno forte al Reparto radiomobile, su più fronti, sia dall’amministrazione che dai vertici delle forze dell’ordine. E che non si venga a dire che il problema è che i delinquenti una volta messi dentro, poi escono – ragiona Guaetta – I magistrati non fanno altro che applicare le norme, ma sta alla politica il potere di cambiare la legge. Di nuovo, se la politica vuole davvero sostenere le forze dell’ordine contro i delinquenti, lo faccia in modo chiaro e netto”.

Dal punto di vista organizzativo: se da una parte sembra che il ministero voglia vedere gli agenti più operativi e attivi sul territorio, dall’altra non vengono usati i militari per presidiare il territorio. È di solo qualche giorno fa l’annuncio dell’invio di nuovi soldati a Monza per ritornare all’operazione Strade sicure. E in città nessuno ha capito perché si sia scelta la Brianza e non Milano che forse ne aveva più bisogno.

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