Infortuni sul lavoro in provincia di Brescia: il ruolo dei tagli alla sicurezza e al numero di ispettori

Nei primi sei mesi dell’anno, gli infortuni sul lavoro denunciati all’Inail in provincia di Brescia sono stati 7.968, ovvero più di 44 al giorno, inclusi i sabati e i festivi. A luglio, il totale degli infortuni è salito a 9.189. Gli infortuni mortali sono stati invece 23 (16 alla fine di giugno), includendo quello di due giorni fa nel veronese, in cui ha perso la vita Gianfranco Amicabile, un operaio di 48 anni e consigliere comunale a Bedizzole, investito dalle fiamme di un incendio mentre lavorava sul tetto di un capannone di un’azienda di Ponte San Marco.

Sebbene gli infortuni siano in netto calo (-28% circa), il confronto risente del periodo Covid e dei numerosi infortuni nel settore sanitario o in altre attività a contatto con il pubblico. Il numero di morti sul lavoro è invece costante, così come il trend nazionale (tre morti al giorno in media). Il tema della sicurezza sul lavoro è stato portato all’attenzione dopo la tragedia di Brandizzo, in cui cinque operai sono stati travolti da un treno mentre effettuavano lavori di manutenzione sulla linea.

Antonella Albanese, esponente della segreteria della Cgil di Brescia con delega alla sicurezza, commenta questa situazione definendola incredibile. Secondo Albanese, si parla spesso di tecnologia e dell’industria 4.0, ma poi si verificano ancora incidenti per cause così banali. È incredibile che in un’azienda come le Ferrovie sia ancora possibile che accada una cosa del genere. L’impressione è che a volte la tecnologia sia utilizzata solo per calcolare i turni di lavoro tramite algoritmi. Albanese ricorda la riduzione del numero di ispettori e i tagli al settore della sicurezza avvenuti negli ultimi anni, che sicuramente non aiutano. Questi tagli si inseriscono in un quadro di precarizzazione del lavoro, appalti semplificati e subappalti, tutti elementi che non favoriscono la sicurezza.

L’analisi dei dati per fasce d’età evidenzia una maggiore incidenza degli infortuni tra i giovani e gli anziani. Albanese osserva che ciò è dovuto alla scarsa formazione e alla mancanza di diffusione della cultura della sicurezza da un lato, e conferma dall’altro che a una certa età certi lavori non dovrebbero più essere svolti.

È vero che il sindacato e le associazioni d’impresa bresciane hanno tavoli sulla sicurezza per cercare di capire come ridurre gli infortuni, ma al momento non si vedono risultati apprezzabili. Sebbene ci sia una riduzione degli infortuni, mancano i dati relativi al settore Covid in ambito sanitario, quelli lievi non vengono denunciati e esiste da sempre una zona grigia che fa pensare che i dati dell’Inail siano sottostimati rispetto alla realtà.

Anche la Cisl Lombardia interviene sul tema, affermando che ci sono responsabilità da correggere e sanzionare, ma vi è anche una grave responsabilità di sistema a causa della carenza di personale impegnato nelle attività di ispezione, oltre a una regolamentazione errata o insufficiente del sistema di appalti e subappalti.

È necessario fare uno sforzo per capire come mai Brescia detenga questo triste primato, ma al momento non si vedono risultati apprezzabili. La sicurezza sul lavoro deve diventare una priorità assoluta, con investimenti adeguati, formazione continua e una cultura diffusa che metta al centro la tutela della vita e dell’incolumità dei lavoratori. Solo così si potranno evitare tragedie come quelle che si sono verificate finora.

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