L’inchiesta in corso sulla contraffazione di grandi marchi nel settore tessile ha portato alla luce un intricato sistema di approvvigionamento e vendita di prodotti illegali. Da un lato, ci sono le stoffe con i marchi delle più famose case di moda, che sono uscite dalle aziende comasche senza alcuna autorizzazione. Dall’altro, ci sono ambulanti, privati, aziende e laboratori che hanno acquistato e rivenduto questi prodotti contraffatti. Al centro di questa indagine ci sono una piccola società di confezioni a Cantù e alcune operaie legate a un’altra azienda di confezioni a Villa Guardia.

Secondo le prime ricostruzioni, sono coinvolte almeno una ventina di persone, oltre ad altre dieci che sono ancora sotto accertamento. Tre persone sono considerate i capi dell’organizzazione: un ambulante milanese, una sessantenne di Varese con legami nel mondo della moda e un terzo uomo misterioso. La sede principale dell’indagine è la 2C di Cappelletti Marzio a Cantù, dove sono state trovate prove interessanti durante le perquisizioni dello scorso anno.

La 2C era un centro di smistamento e confezionamento dei prodotti contraffatti. Da un lato, riceveva le stoffe e le etichette delle case di moda senza autorizzazione, dall’altro le inviava ai clienti finali. I prodotti contraffatti provenivano da quattro canali di approvvigionamento, gestiti da dipendenti delle aziende coinvolte. La merce veniva poi confezionata anche presso la Confezioni Emmedue di Villa Guardia.

La merce contraffatta veniva acquistata da ambulanti milanesi, piccoli imprenditori di Rimini, società della provincia di Napoli, una ditta di confezioni di Pavia, un privato di Modena e alcune società di moda di Casnate e Como. Inoltre, si sta indagando sul ruolo di un pensionato di San Fermo della Battaglia, ex dipendente di una società di Nola, che è stato sorpreso a fare consegne e ritiri dopo aver avuto contatti con gli indagati.

Infine, le autorità stanno cercando di risalire al riciclaggio dei proventi illeciti. Sono emerse due figure, una a Paderno e una a Verbania, che sembrano essere coinvolte nel nascondere i soldi ottenuti dall’attività di contraffazione. L’inchiesta è ancora in corso e si prevedono sviluppi entro la fine dell’anno.

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