La violenza contro le donne è un problema urgente che deve essere affrontato. Questo è il tema principale del debutto di Myrta Merlino a Mediaset, e prima di iniziare, ha voluto salutare con rispetto l’ex conduttrice di Pomeriggio 5, Barbara D’Urso, evitando così qualsiasi tipo di polemica. Ma come è andata questa prima puntata? Si è partiti dalla cronaca recente, con il messaggio vocale inviato alla nuova conduttrice da una ragazza di diciannove anni, vittima di stupro a Palermo, che oltre a volere giustizia, chiede soprattutto di poter andare avanti. “Non dimentico, ma bisogna reagire. La vita è un dono, non va sprecata”. Sono parole importanti, pronunciate da una persona che ha subito un orrore indelebile e che ha dovuto affrontare anche la prematura scomparsa della madre.
A proposito di genitori, c’è stato anche l’appello dell’ospite di turno, l’attore e regista Claudio Amendola. Ha sottolineato l’importanza di parlare agli uomini, “mettendoci una faccia da uomo”. “Da padre, che si orrende davanti a tutto questo, vorrei avere quei ragazzi tra le mani. Il problema sta proprio negli esempi. Se cresci vedendo un genitore che comanda e che non chiede, che non fa carezze, che non sorride, che non bacia, non imparerai mai cosa significa avere una persona accanto, cosa significa amarla”. Ha anche criticato la cultura del possesso, sottolineando che si usa dire “la mia ragazza”. “Perché usare il pronome possessivo? Non sarebbe meglio dire ‘la persona che amo’?”.
Tra gli interventi c’è stato anche quello di Mimma, la madre della piccola Fortuna Loffredo, assassinata a soli sei anni dopo l’ennesima violenza sessuale da parte del suo aguzzino a Caivano (Napoli), dove recentemente altre due bambine di tredici anni sono state abusate da un branco di adolescenti. Il racconto è stato meno sensazionalistico e più delicato. Nonostante le grandi esclusive, si è percepito rispetto per la parte lesa. “Vogliamo raccontarvi il paese, la realtà con onestà. Sarò sempre dalla vostra parte”. Lo spazio pomeridiano si è chiuso sulle note di “C’è tempo” di Ivano Fossati, con i volti delle vittime di femminicidio. Sono troppe. “I numeri sono quelli di una guerra”, ha concluso Merlino.