Caro Direttore,
Leggendo attentamente i titoli e i commenti dei giornali nei giorni scorsi, dopo la tragedia dei 5 operai assassinati sul lavoro, travolti da un treno mentre lavoravano alla sostituzione di alcune rotaie nella stazione di Brandizzo (Torino), ho notato che tutti concordano sul fatto che ci sono già oltre 550 morti sul lavoro dall’inizio del 2023. Tuttavia, ritengo che ci siano delle inesattezze nei numeri riportati e invito a verificarli con una fonte diversa dall’INAIL, come l’Osservatorio Nazionale Morti sul Lavoro di Bologna (https://cadutisullavoro.blogspot.com/).
L’Osservatorio nazionale di Bologna monitora tutti i morti sul lavoro dal 1° gennaio 2008 e tiene conto di tutti i morti per infortuni, indipendentemente dal fatto che siano iscritti all’INAIL o lavorino in nero. Secondo i dati dell’Osservatorio, fino al 1° settembre 2023 sono morti complessivamente 951 lavoratori, di cui 624 sul posto di lavoro. Gli altri decessi sono avvenuti sulle strade o in itinere e in altri ambiti lavorativi. Per noi, chiunque muoia mentre svolge un lavoro è considerato un morto sul lavoro, indipendentemente dall’assicurazione o dal fatto che lavorino in nero.
Vorrei sottolineare che questi dati smentiscono quelli ufficiali che mostrano una falsa diminuzione del numero di morti sul lavoro. Questi incidenti devono essere considerati omicidi sul lavoro e dovremmo lottare per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. Sarebbe auspicabile che un giornale come il vostro desse voce alle vittime di questa guerra interna, spesso dimenticata dalla maggioranza delle persone e dal governo.
Piero Osvaldo BossiGallarate
Dipartimento Lavoro PCI