La neve cade delicatamente, imbiancando ogni cosa intorno. Improvvisamente, da dietro i boschi circostanti, emergono due eserciti completamente armati. Sono equipaggiati con elmi, guanti e armature di ferro. I due schieramenti si avvicinano lentamente, scrutandosi attentamente. Una volta arrivati a distanza ravvicinata, il cavaliere più forte di una delle due parti lancia in aria il suo guanto. Questo gesto segna l’inizio del conflitto.
Per l’ora successiva, il rumore dei tamburi risuonerà assordante. I corpi dei nemici voleranno in aria e scene disumane si svolgeranno davanti agli occhi increduli degli spettatori. Ma una volta terminata la battaglia, tutto svanirà nel nulla, come se fosse stato solo un’illusione.
Il contadino, che fino a quel momento era rimasto in disparte, si strofina gli occhi, incerto di ciò che ha appena visto. Riprende il suo lavoro, con le gambe che tremano e la testa confusa. Ma dopo qualche ora, eccolo di nuovo. L’esercito emerge di nuovo dalla radura, seguito dai suoi avversari. Il guanto vola verso il cielo e il rumore delle spade di ferro riempie l’aria.
All’inizio del Cinquecento, a Villachiara, in provincia di Brescia, il conte Bartolomeo Martinengo scrisse una lettera al suo amico Onofrio Bon. Questa lettera venne poi copiata e diffusa in diverse occasioni. Infatti, molte persone affermavano di aver visto con i propri occhi le battaglie descritte nella lettera. Il conte di Villafranca decise quindi, insieme ad altri nobili, di recarsi sul posto per assistere a questi duelli che si ripetevano ogni giorno, anche fino a cinque volte.
La notizia si diffuse rapidamente in tutto il mondo, tanto che ci sono documenti, foglietti e manifesti che raccontano delle apparizioni in luoghi diversi. Una copia di queste straordinarie e terribili cose che accadono nei boschi di Bergamo è conservata presso la biblioteca A. Mai di Bergamo…
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