Il Tribunale di Busto Arsizio ha preso una decisione importante riguardo al caso di Davide Fontana. Dopo l’udienza del 15 settembre, la Corte ha deciso di ammetterlo al programma di giustizia riparativa. Fontana era stato condannato in primo grado a 30 anni di carcere per l’omicidio di Carol Maltesi, una giovane donna di 26 anni con cui aveva avuto una breve relazione. L’omicidio era avvenuto nella sua abitazione a Rescaldina, e successivamente Fontana aveva depezzato il cadavere e lo aveva tenuto in un congelatore prima di abbandonarlo nel bresciano due mesi dopo. Fontana ha confessato il suo crimine.
L’avvocato difensore di Fontana, Stefano Paloschi, conferma che il caso del suo assistito è stato portato al centro per la giustizia riparativa e la mediazione penale di Milano. Non c’è una tempistica precisa per la mediazione, ma questo potrebbe essere un caso pilota. È importante sottolineare che la giustizia riparativa non sostituisce il processo penale e non ha impatto sulla sfera civile. Fontana è pronto a lavorare e ad affrontare un percorso psicologico per comprendere le sue azioni e riparare il danno causato, sia nei confronti delle parti offese che della società in generale.
Nell’udienza del 15 settembre, le parti civili non erano presenti in aula. L’avvocato Paloschi spiega che comprende i loro sentimenti nei confronti di Fontana, ma ritiene che quell’occasione fosse l’opportunità per esprimere il loro rifiuto alla richiesta di giustizia riparativa. L’avvocato Manuela Scalia, parte civile per il padre di Carol, precisa senza polemiche che il suo assistito e gli altri familiari di Carol non desiderano avere alcun contatto con Fontana.
È un caso di grande rilevanza, che solleva importanti questioni sulla giustizia riparativa e sulla possibilità di un percorso di recupero e riparazione per i rei confessori. Sarà interessante seguire gli sviluppi futuri di questo caso e vedere se effettivamente diventerà un caso pilota per la giustizia riparativa.