“Dal banchiere svizzero al whistleblower americano: la storia di Bradley C. Birkenfeld”

Nel film “Il mondo non basta”, uscito nel 1999, James Bond si chiedeva: “Dove sta andando il mondo se non ci si può fidare nemmeno di un banchiere svizzero?”. Questa domanda, in realtà, ha trovato una risposta negli anni successivi grazie all’intervento di Bradley C. Birkenfeld, un banchiere americano al servizio di Ubs, che con la sua denuncia ha contribuito a distruggere il segreto bancario svizzero.

Birkenfeld è stato ospite del Rotary Club Varese a Luvinate, dove ha raccontato la storia, le ragioni e il significato della sua scelta. Denunciare la grande banca per cui lavorava può sembrare un rimedio omeopatico, una sorta di cura del male con l’aiuto di chi ha contribuito a causarlo. Questo tipo di situazione si è verificato anche in altri contesti, come quello militare, industriale e politico. Si tratta spesso di insider o whistleblower, persone ben introdotte in un sistema e che vi lavorano all’interno, che rivelano alla collettività le verità nascoste da aziende, enti e organizzazioni.

Le bugie di Ubs

Birkenfeld, che all’epoca dei fatti era un banchiere di successo, viaggiava in Ferrari, pasteggiava a champagne ed era ospite sugli yacht e i jet privati dei suoi clienti miliardari. Tuttavia, a un certo punto decise di cambiare rotta. La sua ribellione al sistema è stata innescata da un rapporto interno della banca in cui si negava una prassi che invece era ampiamente consolidata. “Per gli stranieri andare in Svizzera e aprire un conto corrente non è illegale”, sottolinea Birkenfeld, “Il problema era che la banca andava a procacciare clienti e investimenti negli Stati Uniti anche se non poteva farlo e nel rapporto non lo dichiarava. Anzi, diceva che queste cose non venivano fatte. E così mi sono rivolto prima ai manager di riferimento, poi all’ufficio legale della banca e infine al consiglio di amministrazione dove ho detto: ‘Signori se continuate così, avrete un problema'”.

Il carcere e il premio

La banca aveva mentito. Birkenfeld, come americano, non poteva tollerare una menzogna del genere, soprattutto quando coinvolgeva l’interesse pubblico. Questa spudorata menzogna aveva incrinato il rapporto di fiducia tra il banchiere e la sua azienda, lavorando come un tarlo nella sua coscienza di cittadino, fino a spingerlo a denunciare pubblicamente le autorità americane. Birkenfeld aveva scoperto un sistema corrotto che con l’evasione fiscale sottraeva risorse importanti alla comunità. Ubs, all’epoca dei fatti, aveva oltre 90.000 correntisti, tra cui i clienti americani erano circa 52.000, tra gli uomini più ricchi e potenti al mondo, con oltre venti miliardi di dollari depositati. È facile immaginare che la vita del banchiere americano, dopo la denuncia, non sia stata una passeggiata. Aveva dato fastidio a poteri fortissimi e il sistema non ha tardato a presentargli il conto. Nonostante avesse aiutato il Tesoro americano a recuperare oltre 15 miliardi di dollari tra tasse evase e sanzioni, Birkenfeld è stato condannato a 30 mesi di carcere per aver cospirato a favore dell’evasione fiscale di uno dei suoi clienti miliardari, Igor Olenicoff. Il banchiere ha ammesso la sua colpa, ha affrontato il carcere e infine ha ricevuto un lauto premio, 104 milioni di dollari, per aver contribuito a far emergere la verità. Questo premio era previsto da una legge americana, ma non era ancora in vigore nel periodo in cui Birkenfeld ha deciso di denunciare Ubs.

Il silenzio dei governi

Birkenfeld è rimasto colpito dal silenzio di molti governi, in particolare da quello americano e svizzero, che hanno coperto questa situazione. “Questo regime è stato tutelato perché erano coinvolti apparati degli Stati”, spiega il banchiere. “Del resto, la mancanza di volontà di denunciare quanto avveniva era data dal fatto che in quella banca c’erano i soldi degli uomini più potenti al mondo. È una partita che non riguarda certo i poveri”. Le cronache del Novecento raccontano di banchieri finiti impiccati sotto un ponte a Londra, ma per fortuna a Birkenfeld è andata meglio.

Questa storia, che ha segnato la fine di un’epoca, è diventata un libro pubblicato da RaiEri dal titolo “Il banchiere di Lucifero”, per ricordare che il denaro altro non è che lo sterco del diavolo. “Sia ben chiaro: io sono il banchiere, Lucifero è Ubs”, conclude sorridendo Birkenfeld.

Articolo precedenteBusto Arsizio: la Polizia Locale garantisce la sicurezza stradale
Articolo successivoUomo di 79 anni recuperato sano e salvo a Val Masino

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui