La Corte d’Assise di Busto Arsizio ha ammesso Davide Fontana alla giustizia riparativa, nonostante la sua condanna in primo grado a 30 anni per l’assassinio di Carol Maltesi. L’uomo è stato accusato di aver ucciso, smembrato e occultato il cadavere della giovane a Rescaldina, nel Milanese, l’11 gennaio 2022. I resti di Carol Maltesi sono stati successivamente ritrovati a Paline, Borno, in Valcamonica.

Questa ammissione alla giustizia riparativa è una novità assoluta in Italia. Tuttavia, è importante sottolineare che questa procedura non sostituisce il processo penale né ha un impatto sul piano civile. L’avvocata di parte civile Manuela Scalia, che rappresenta Fabio Maltesi, padre di Carol Maltesi, ha dichiarato che il suo assistito e tutti i familiari della vittima non desiderano incontrare Davide Fontana.

L’udienza si è tenuta il 15 settembre, ma nessuna delle parti civili era presente in aula. La Corte ha reso la sua decisione il 20 settembre. Manuela Scalia ha comunicato la notizia al suo assistito, che vive ad Amsterdam, il quale si è detto sconvolto e disgustato da una giustizia che consente a un assassino reo confesso di accedere a un percorso di questo tipo.

Stefano Paloschi, difensore di Davide Fontana, ha spiegato che il caso del suo assistito è stato trasmesso al centro per la giustizia riparativa e la mediazione penale di Milano. Non è ancora stata stabilita una tempistica per la mediazione, ma potrebbe essere un caso pilota che crea un precedente. La norma che prevede l’inserimento di un reo in questo percorso è contenuta nella riforma della giustizia di Cartabia.

Ora, le parti coinvolte dovranno incontrare un mediatore. Tuttavia, essendo questa una novità assoluta, non è ancora possibile prevedere una tempistica precisa né come si svilupperà concretamente il percorso di Fontana. Sarà interessante seguire gli sviluppi di questo caso e vedere come la giustizia riparativa si applicherà per la prima volta in Italia.

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