Antonini, che vive con la Sla da diversi anni, ha deciso di condividere la sua esperienza sui social media per far luce su una situazione che ritiene ingiusta. Secondo lui, se un disabile riceve l’assegno di accompagnamento e viene ricoverato in ospedale, il compito di assistenza passa all’ospedale stesso e quindi è giusto che l’assegno venga sospeso per il periodo di degenza. Tuttavia, nel suo caso, la moglie continua a svolgere il ruolo di assistente 24 ore su 24, nonostante il ricovero in ospedale. Questo perché Antonini ha bisogno di una persona sempre vicina a lui per garantire la sua sicurezza e il suo benessere. La moglie, durante il suo soggiorno in ospedale, ha dovuto sostenere anche dei costi aggiuntivi per il cibo, che ammontano a circa 850 euro.
Antonini ha inviato una lettera all’Inps, spiegando la sua situazione e chiedendo una revisione della decisione di trattenere l’assegno di accompagnamento. Tuttavia, la risposta dell’ente è stata negativa, sostenendo che la legge prevede la sospensione dell’assegno per il periodo di degenza in ospedale.
La storia di Antonini ha suscitato molte reazioni e solidarietà sui social media, con molti utenti che si sono schierati al suo fianco e hanno espresso la loro indignazione per questa situazione ingiusta. Alcuni hanno anche suggerito di avviare una petizione per chiedere un cambiamento legislativo che tenga conto delle specifiche esigenze dei disabili come Antonini.
Questa vicenda mette in luce una problematica più ampia, ovvero la mancanza di attenzione e di supporto verso le persone disabili da parte delle istituzioni. È importante che situazioni come quella di Antonini vengano portate all’attenzione dell’opinione pubblica, affinché si possa sensibilizzare e promuovere un cambiamento concreto e positivo per le persone con disabilità. Solo così si potrà garantire loro una vita dignitosa e rispettosa dei loro diritti.