La sentenza di primo grado pronunciata oggi dal Tribunale di Milano chiude l’ultima grande indagine per corruzione portata avanti dalla Procura di Milano. L’inchiesta, chiamata “Mensa dei poveri”, ha portato ad arresti eccellenti nel maggio 2019 e qualcuno ha parlato di una nuova Tangentopoli. La sentenza ha assolto quasi il 70% degli imputati, tracciando una linea spartiacque per il filone d’inchiesta gallaratese. L’ex plenipotenziario di Forza Italia Nino Caianiello è stato individuato come vertice di un sistema di corruzione e incarichi pilotati. Un “sistema Gallarate” esisteva, ma era legato ad una certa politica e non coinvolgeva l’attuale sindaco di Gallarate Andrea Cassani. I funzionari dell’Urbanistica di Gallarate finiti sotto indagine sono stati tutti assolti. Paolo Orrigoni, ex patron di Tigros ed ex candidato sindaco di Varese per il centrodestra, è stato assolto con la formula “il fatto non sussiste”. L’eurodeputata Lara Comi è stata condannata a 4 anni e 2 mesi, ma la sentenza è di primo grado e verrà appellata. Comi era legata a Caianiello e accusata di una truffa ai danni del Parlamento Europeo. Restano a carico di Comi due episodi di corruzione, che coinvolgono altri imputati come l’avvocato commercialista Maria Teresa Bergamaschi e l’ex direttore generale di Afol Giuseppe Zingale. La sentenza segnala l’esistenza di un “sistema Gallarate” circoscritto ad una ristretta cerchia di politici. Le motivazioni della decisione verranno depositate in 90 giorni e ci saranno ancora gli appelli.