Non solo il possibile malore dell’autista, ma anche i dubbi sul guard rail. L’indagine della procura di Venezia dovrà chiarire anche se la protezione del cavalcavia Rampa fosse idonea perché, a distanza di qualche ore dall’incidente del bus che ha provocato 21 morti, emergono diverse voci che segnalano come fosse vecchio e da sostituire. Una volontà, quella di cambiarlo, già in cantiere stando a quanto spiegato l’assessore comunale ai Trasporti di Venezia.
Il primo a chiarire come la protezione potesse essere inidonea è stato l’amministratore delegato de La Linea, l’azienda che svolgeva il servizio dal camping Hu a Venezia: “Dai video il guard rail sembra una ringhiera, le immagini dei filmati che abbiamo visionato mostrano il pullman che si appoggia alla protezione che è quasi una ringhiera”, ha detto. Parole di fronte alle quali l’assessore veneziano Renato Boraso ha chiarito: “Nel progetto da oltre 6 milioni di euro di rifacimento del cavalcavia erano compresi anche un nuovo guard rail e la modifica del parapetto”.
Dubbi vengono sollevati anche da Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, amici e sostenitore della Polizia stradale: “Da quello che abbiamo potuto accertare attraverso i nostri referenti era un guardrail a unica onda altezza metro e non tripla, come sarebbe stato necessario per il contenimento di un veicolo che può raggiungere le 18 tonnellate”. La capacità di frenare la marcia del mezzo, ha aggiunto Biserni, “dipende dall’angolatura che prende”. Un guardrail “così può contenere un’auto, ma un bus del genere è difficile che possa essere contenuto e lo dimostrano anche altri incidenti simili”.
Secondo il presidente dell’Asaps, le protezioni di quel tipo “andrebbero cambiate ma i costi sono altissimi”. Poi c’è “il fattore umano, che andrà indagato. Ogni conducente sotto i 50 anni deve essere sottoposto ad una verifica sanitaria ogni 5 anni e poi ci sono i controlli a sorpresa, su assunzione di alcol e stupefacenti”. Un “grande aiuto – ha concluso – lo daranno le telecamere”. I filmati utili potrebbero arrivare dall’impianto fisso montato sulla rampa, ma anche una telecamera che pare fosse installata sul bus precipitato mentre l’autista Alberto Rizzotto era alla guida. Gli investigatori hanno già sequestrato il cronotachigrafo, una sorta di scatola nera dei pullman.
La procura di Venezia ha aperto un’inchiesta, per ora senza indagati, sull’accaduto e ha disposto anche la verifica sul cronotachigrafo per chiarire se sia utilizzabile. “Le indagini dovranno accertare le cause che hanno portato all’incidente, ovvero un malore dell’autista o un problema tecnico”, ha sostenuto l’avvocato Domenico Musicco, presidente della onlus Associazione vittime incidenti stradali.
“Si deve, tuttavia, già osservare che poco o nulla era stato fatto per prevenirlo – continua Musicco – mi riferisco al guardrail sfondato dal mezzo, che già ad prima vista appare di tipo ‘vecchio’ e comunque totalmente inidoneo a garantire la sicurezza su un tratto di strada pericoloso come quello. Si tratta infatti di un viadotto di grande percorrenza. Questo aspetto è già sicuramente al vaglio degli inquirenti e sarà oggetto di consulenze”. A dieci anni dalla tragedia di Avellino, dove morirono 40 persone a bordo di un pullman precipitato dal viadotto Acqualonga, “ci troviamo – ha concluso – di nuovo a piangere oltre venti morti per protezioni vecchie e inadeguate”.