Tre nuovi arresti sono stati effettuati nell’ambito dell’operazione “Zona mia”, che ha portato all’esecuzione di 21 misure cautelari la scorsa settimana. Gli arrestati sono tutti spacciatori marocchini che vendevano droga nei boschi. Ma non solo loro sono stati coinvolti, anche coloro che li hanno aiutati, sia italiani che connazionali, fornendo loro cibo, beni di conforto e passaggi in auto.

La polizia di Stato ha concluso lunedì l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare emesse il 25 settembre dal GIP del Tribunale di Sondrio, arrestando tre persone di origine marocchina responsabili dei reati di trasporto e cessione di sostanze stupefacenti nei boschi della Valtellina. Due uomini sono stati catturati a Milano mentre erano fermi alla pensilina dell’autobus e nel pomeriggio altri due sono stati arrestati mentre uscivano da un bar in un comune della provincia di Bergamo. Gli arrestati sono stati associati nelle carceri di Milano e Bergamo.

L’indagine è partita a marzo con l’obiettivo di contrastare lo spaccio nei boschi, diventato negli anni molto preoccupante per la sua estensione nel territorio valtellinese, in particolare nella Bassa Valle, e per le difficoltà nel portare avanti le indagini a causa dell’accortezza dei responsabili e delle caratteristiche dei luoghi. Gli agenti della Squadra Mobile sono riusciti a ricostruire i canali di approvvigionamento e i responsabili, identificando e arrestando anche gli autori delle singole attività di spaccio al dettaglio. Durante questi mesi sono stati effettuati numerosi servizi di osservazione dei luoghi dello spaccio e di pedinamento degli indagati in varie zone della Lombardia. Le intercettazioni, complicate dai continui cambiamenti delle utenze intestate a soggetti fittizi, hanno permesso di conoscere le abitudini criminali e personali degli indagati, penetrare nel sistema illecito e ricostruire l’attività sistematica di spaccio di droga nei boschi della Valtellina, in particolare nelle zone di Caiolo, Postalesio e Bema.

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