Processo immediato per l’accusato di omicidio del patrigno di Stefania Totaro

È stato subito processato il 28enne accusato di sequestro di persona per aver legato con un cavo, picchiato e costretto a assumere cocaina per avere rapporti sessuali con una prostituta romena di trent’anni in una camera d’albergo a Desio. Il procuratore della Procura di Monza, Flaminio Forieri, ha firmato la richiesta di processo immediato per Michele Gruosso, arrestato dai carabinieri lo scorso febbraio e ancora detenuto nel carcere di Monza. Ora il giovane, difeso dall’avvocato Fabio Abbruzzese del Foro di Pescara, dovrà decidere se affrontare il dibattimento davanti a un collegio di giudici del Tribunale di Monza oppure chiedere il processo con il rito abbreviato davanti a un giudice per le udienze preliminari monzese che, in caso di condanna, dovrà concedergli uno sconto di un terzo della pena.

“Non l’ho tenuta sequestrata. Era lei che non voleva andarsene perché voleva più soldi”, ha sostenuto il 28enne, affermando che c’era stata una mancata accordo sul compenso della prestazione sessuale, durante l’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza, Marco Formentin, che ha convalidato l’arresto in flagranza di reato eseguito dai carabinieri, allertati da un’amica della escort che non riusciva a contattarla telefonicamente perché il suo dispositivo portatile le sarebbe stato sottratto e spento dal cliente dopo il loro arrivo nella stanza. Il giudice ha disposto per l’arrestato la misura della custodia cautelare in carcere, come richiesto dal procuratore Forieri, il magistrato di turno al momento dell’arresto. Michele Gruosso, in attesa di un’udienza davanti alla Corte di Cassazione per la condanna a 12 anni e 8 mesi di reclusione per avere tentato di uccidere nel 2016 il patrigno nel Pescarese insieme alla madre (che si è suicidata mentre era agli arresti domiciliari), secondo il suo avvocato, a febbraio si trovava in libertà, dopo aver già scontato un periodo in carcere e poi agli arresti domiciliari, perché erano scaduti i termini di custodia cautelare e viveva in Brianza dove aveva trovato lavoro. Quando i carabinieri sono riusciti a entrare nella stanza d’albergo, la presunta vittima era sdraiata a terra ai margini del letto con evidenti segni di lesioni. “Aiutatemi, sta cercando di uccidermi”, ha detto la trentenne, che ha poi raccontato di essere stata ripetutamente picchiata, privata dei suoi due cellulari, minacciata e trattenuta dall’uomo. All’interno della stanza d’albergo, i militari hanno trovato la cocaina, i telefoni spenti e il cavo per la ricarica del cellulare che il 28enne, secondo il racconto della donna, le avrebbe stretto intorno al collo.

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