BUSTO ARSIZIO, 17 ottobre 2023 – Un uomo di cinquant’anni è stato arrestato ieri, 16 ottobre, dalla Polizia di Stato in provincia di Gorizia per aver perseguitato per anni i suoi familiari a Busto Arsizio.

La causa scatenante di questa persecuzione decennale è stata il fallimento dell’azienda di famiglia in Friuli-Venezia Giulia e la conseguente richiesta di risarcimento avanzata da uno dei fratelli soci verso un altro. Questa richiesta è stata respinta e ha generato una controversia legale che nel 2015 ha portato ad uno scontro fisico tra i tre fratelli, concluso con l’arresto per rissa, minacce e resistenza a pubblico ufficiale. Successivamente, il GIP di Gorizia ha imposto al cinquantenne il divieto di avvicinarsi agli altri due fratelli. Uno di questi ultimi, per sfuggire all’attenzione del parente stalker, si è trasferito con la famiglia a Busto Arsizio, cercando invano di mantenere segreta la nuova residenza.

Una volta scaduta la misura cautelare, la persecuzione è ripresa con ancora più vigore, manifestandosi attraverso minacce, molestie e atti vandalici che, almeno dal 2018 fino a pochi giorni fa, hanno preso di mira il fratello che vive a Busto, sua moglie e i loro bambini, i genitori, il fratello e la suocera in Sicilia, e il cognato nel milanese. Tutti loro sono stati ritenuti “colpevoli” di aver cercato di mediare tra i due fratelli.

Questa persecuzione si è manifestata con pedinamenti sotto casa, bigliettini lasciati nella cassetta delle lettere, lettere diffamatorie inviate anche ai vicini di casa e al datore di lavoro della vittima, in cui quest’ultima veniva definita “mafiosa, estorsore e pedofila”. Inoltre, sono stati inviati video e messaggi con minacce di uccidere e “far a pezzi” i parenti in varie regioni, e sono stati commessi atti vandalici sulle auto della vittima, che è stata persino seguita durante un viaggio all’estero. Il persecutore ha anche pubblicato video sul suo profilo, in cui appariva sulle tombe di Totò Riina e Bernardo Provenzano, invocando l’intervento dei noti mafiosi contro i parenti.

Tutto ciò ha naturalmente avuto gravi ripercussioni psicologiche sulle vittime designate e ha spinto la Procura della Repubblica a chiedere al GIP l’adozione della custodia cautelare in carcere. La misura è stata emessa ed eseguita con il supporto della Squadra Mobile della Questura di Gorizia, che ieri ha individuato l’indagato nel suo domicilio, lo ha arrestato e condotto in carcere.

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