La produzione di olive in provincia è in forte calo quest’anno, con una diminuzione del 60% rispetto all’anno scorso e alcune zone che registrano addirittura un calo dell’80%. Questo fenomeno fa parte di una serie di annate negative che si è verificata a partire dal 2014 e che viene definita “di alternanze paurose” da Coldiretti. Le cause di questa situazione sono da attribuire a fattori climatici e parassiti. La lunga siccità e le piogge abbondanti durante la primavera hanno causato problemi all’induzione dei fiori e all’impollinazione. Inoltre, le grandinate hanno danneggiato le piante e hanno favorito l’insediamento di malattie fungine. La presenza di parassiti come la cimice asiatica, che fino a poco tempo fa non era presente in questa zona, ha contribuito ulteriormente alla diminuzione della produzione di olive.

La coltivazione degli ulivi in provincia è aumentata negli ultimi vent’anni, con una superficie coltivata che è passata da 130 a 175 ettari. La maggior parte delle aziende olivicole è costituita da piccoli produttori, spesso dedicati al consumo personale e con una piccola parte destinata alla vendita. La zona di coltivazione si è allargata dalla Valcalepio a Scanzo fino ai Colli di Bergamo, lasciando solo il 20% al lago d’Iseo. Nonostante gli sforzi dei coltivatori, la situazione climatica e la presenza di insetti rendono l’attività molto incostante.

Molti coltivatori sono costretti a fare altri lavori per integrare il reddito derivante dalla coltivazione delle olive. Alcuni si dedicano alla manutenzione di uliveti di altri proprietari. La speranza è che almeno la qualità delle olive rimanga buona, anche se la quantità sarà molto ridotta in molti paesi della provincia. La coltivazione delle olive da sola non è più sufficiente per sostenere economicamente gli olivicoltori locali, che devono cercare alternative per garantire un reddito stabile.

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